JAN FABRE: IL RAVE PARTY
SULLA VETTA DELL’OLIMPO
MELANIA ROSSI
Una Dioniso-queer ci dà il benvenuto nella nuova creazione teatrale del genio fiammingo Jan Fabre, Peak Mytikas, citando i quattro principi della cultura rave: “Peace”, “Love”, “Unity”, “Respect”. Sul palco, dèi e semidèi vestiti con fluide cappe di velluto, nascosti sotto i cappucci come quelli delle felpe anni Novanta, ballano sul posto seguendo il ritmo della cassa dritta (un pattern ritmico che usa un tempo di 4/4 costante e accentato). Nell’invenzione di Fabre, questa “rave crew” olimpica diventa coro da tragedia classica e intona i brani più taglienti dello spettacolo, che provocano un brivido lungo la schiena perché recitati come il tradizionale “call-and-response” dei militari americani.
Il testo, scritto da Johan de Boose, scuote le coscienze già dai primi minuti di questo spettacolo lungo otto ore, legandosi all’attualità della guerra.I personaggi interpretati senza distinzione di genere dai bravissimi attori della compagnia Troubleyn sono Prometeo, negoziatore tra dèi e uomini, Edipo, responsabile della propria cecità, Antigone, arsa dall’amore fraterno. I monologhi si susseguono intervallati da coreografie in cui la recitazione fisiologica, cifra della scuola Fabre, fa parlare soprattutto il corpo. Il corpo mutilato, silenziato, regolato, pulito come lo vuole la società odierna è tema centrale dello spettacolo. In tempi in cui l’orientamento ideologico è determinato da ragioni di controllo e di mercato, un sussulto pervade lo spettatore quando sente dire che bisogna incatenare il piacere, uccidere la passione, seppellire il sesso. Come fanno gli dèi, affatto saggi: dobbiamo distruggere la gioia.
Fabre, però, ci ricorda che c’è ancora qualcosa di incontrollabile: il senso dell’olfatto, metafora di ciò che non può essere indirizzato. “Mýti”, in greco, significa “naso” e gli abitanti della vetta più alta dell’Olimpo, Mytikas appunto, stanno con le narici protese verso il basso, ad annusare gli odori degli umani, dei corpi che emanano imperfezioni, delle gioie e dei dolori, del fuoco della passione incontrollabile. Dell’amore.
Lo straordinario spettacolo, in scena a Milano al Teatro Out Off il 4 e l’11 novembre prossimi, fa appello a una profondità scura e romantica, a qualcosa di interno e misterioso. Con la drammaturgia intelligente di Miet Martens, le musiche originali di Alma Auer e le superbe coreografie in collaborazione con Ivana Jozic, Fabre porta in pista, è il caso di dirlo, attori storici quali Annabelle Chambon, Cédric Charron, Pietro Quadrino e Stella Höttler ma anche nuove talentuose reclute, quali gli italiani Irene Urciuoli e Matteo Franco.
I guerrieri del rave ci invitano a dare al mondo una seconda chance, danzando a ritmo del beat in 4/4 che cresce costantemente senza mai esplodere, trasmettendo un senso di attesa. Forse di tempi migliori.
