Siamo in provincia di Vicenza, a Sarcedo, Comune di cinquemila anime. Qui, un insieme di campi da coltivare lo chiamano “Barcon”; e una contrada verso Thiene, lontana quattro chilometri, è detta proprio così: un documento del Cinquecento cita settantacinque appezzamenti, e un capitello del 1432 un’apparizione della Vergine. Nel Seicento vi erige una villa il conte Domenico Franzani, appartenente a una famiglia emigrata dal lago di Como, forse il progetto è di Antonio Pizzocaro. Nella zona nascono anche tre chiese: quella di Sant’Antonio è del 1666. I campi del Barcon diverranno centosessanta. Già allora, la villa aveva le sue “barchesse”, un lungo porticato, una torre colombaia e vari immobili rustici: le case dei lavoratori, stalle e fienili. Stando a uno storico dell’arte vicentino, Renato Cevese (1920-2009), il complesso, tre piani con quattordici finestre, possedeva «dimensioni eccezionali, anche per una villa» di quel periodo. Salone decorato, scalone solenne.
L’ultimo dei Franzani vende nel 1818. Seguono numerosi passaggi di proprietà; un catalogo ne elenca i possessori: Dalla Vecchia, Gavazza,
Massignan e Guerra. Ma intanto la residenza vive una notevole perdita d’importanza. Un restauro avviene nel 1877, quando è acquistata dalle Dame inglesi
di Vicenza, guidate da suor Teresa Surlera. Sistemano il complesso, in modo anche pregevole, adibendolo a scuola. Lo riconosce, in un sonetto, perfino
Giacomo Zanella, abate e poeta, il quale, negli ultimi anni della vita, presiedeva il loro istituto. Il componimento viene anche inciso in una lapide
commemorativa all’interno della villa.