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Con El Greco,
il sacro vince sul profano
Daniele Liberanome
Con il suo stile moderno e riconoscibilissimo, Domínikos Theotokópoulos detto El Greco (1541-1614) oggi conta non pochi estimatori, dopo essere caduto per secoli nell’oblio. Nato nella Creta dominata da Venezia ma dalle radici bizantine, passato poi in laguna e quindi a Roma per conoscere i modelli rinascimentali italiani, El Greco finì per mettere radici nella Spagna del Secolo d’oro. Rimase quindi profondamente influenzato sia dallo stile delle icone bizantine – con la preminenza delle figure in primo piano rispetto allo sfondo poco curato e con i colori brillanti – sia da quello del Cinquecento italiano, dall’“espressionismo” di Tintoretto alla plasticità delle figure di Michelangelo.
Una sua Sepoltura di Cristo, offerta una prima volta da Christie’s di New York il 14 aprile 2016, pare un compendio del suo percorso sia di mercato sia artistico. Dipinta negli anni Settanta del Cinquecento, durante il soggiorno italiano, propone in primo piano un Cristo che appare una citazione diretta di Michelangelo, e dietro di lui un san Giuseppe di Arimatea che è nient’altro se non un ritratto di Tiziano; il tutto su uno sfondo dal forte impatto coloristico, ma appena accennato nelle forme. Non casualmente sono sconosciuti i proprietari del quadro nel periodo settecentesco dell’oblio del pittore, mentre è noto che da inizio Ottocento fino a metà Novecento si trovò nelle mani di una famiglia nobile spagnola, per poi passare sul mercato internazionale.
Nell’asta del 2016 Christie’s ottenne 5,4 milioni di euro, lo scorso 6 luglio (sempre Christie’s ma questa volta a Londra) ripropose l’opera registrando un importante balzo del prezzo a 7,3 milioni di euro, particolarmente significativo viste le piccole dimensioni del dipinto (28 x 19,4 cm). Va detto però che l’ottimo risultato non è frutto di una lunga trattativa con numerosi partecipanti: è stato un ignoto garante a mettere sul piatto la cifra, che nessuno né in sala né fuori si è azzardato a mettere in discussione.
In effetti a questi elevatissimi prezzi, particolarmente inusuali per soggetti religiosi, El Greco viene scambiato di rado. Il più caro in asta continua a essere un San Domenico in preghiera, più tardo perché datato intorno al 1600, ai tempi in cui il pittore viveva da tempo in Spagna. Si era chiaramente adeguato ai dogmi della Controriforma, secondo i quali i dipinti dovevano ispirare pietà e commozione religiosa, trascurando qualsiasi elemento non necessario allo scopo.
La grandezza di El Greco emerge anche qui perché con il suo stile, i suoi colori non aveva bisogno di contorcere le forme in qualche posizione innaturale, come gli sguardi ieratici rivolti in alto tanto ricorrenti nelle opere del periodo. Basta e avanza la figura del santo, semplice, raccolta in preghiera col volto rivolto a una semplice croce. Il dipinto è rimasto fino a inizio Novecento in Spagna, per poi passare dalla collezione Contini Bonacossi e quindi al ricco medico Gustav Rau che lo lasciò in dono all’UNICEF; l’organizzazione lo monetizzò da Sotheby’s di Londra il 30 luglio 2013 riscuotendo non meno di 10,7 milioni di euro.
Simile per impostazione e solo di qualche anno più tardo è San Francesco e il fratello Leo in meditazione. L’iconografia, con i santi che osservano un teschio, come invitavano a fare i gesuiti di Ignazio di Loyola (e pure Shakespeare nell’Amleto), non è certo inusuale per El Greco. L’opera, dopo essere rimasta particolarmente a lungo in Spagna, arrivò in asta una prima volta da Christie’s di Londra il 13 dicembre 1996 dove fu acquistata da uno dei Rothschild del ramo statunitense. La Fondazione della ricca famiglia la rimise in asta da Christie’s (sempre a Londra) il 7 dicembre 2017 raccogliendo oltre 7 milioni di euro, registrando una ottima plusvalenza.
El Greco, quindi, nonostante si fosse dedicato ai soggetti religiosi (tema oggi in generale meno accattivante sul mercato), riesce ad attirare i collezionisti che lo vedono esposto nei maggiori musei quanto meno occidentali. Gli appassionati dell’artista, però, non sono disposti a spendere cifre particolari per i rari quadri a soggetto più laico. È quanto è accaduto per Ritratto di giovane uomo solitamente identificato con San Luigi di Gonzaga (1568-1591), a mezzo busto con un libro, probabilmente dipinto qualche anno dopo l’arrivo di El Greco in Spagna. La figura è severa, fortemente espressiva, per cui si percepisce l’influenza di Tiziano, ma si comprendono anche i motivi per cui il pittore venne riscoperto a fine Ottocento e inizio Novecento: il ritratto ricorda le opere del giovane Picasso. Sarà per questo che, dopo essere uscito dalla Spagna a metà Ottocento, quel quadro passò di mano numerose volte in Europa e poi negli Stati Uniti, fino ad approdare nel 1996 nella splendida e vasta collezione Alana di arte antica, di proprietà dell’economista cileno Álvaro Saieh. Il proprietario l’ha rimessa sul mercato da Christie’s di New York il 9 giugno dello scorso anno, e venduta per oltre 3,4 milioni di euro. Buona cifra, ma a livello della stima minima, a dimostrazione che ultimamente i collezionisti comprano El Greco ma a prezzi stabili o leggermente decrescenti.

