Camera con vista ALCHEMICO ANARCHICO ANSELM di Luca Antoccia on c’è dubbio che un versante decisivo per la comprensione dell’opera cinematografica di Wim Wenders sia il documentario, spesso di tipo biografico. (2023) viene dopo i celebrati su Yasujirǀ Ozu (1985), su Pina Bausch (2011), su Sebastião Salgado (2014), i meno noti sullo stilista Yohji Yamamoto (1990) e (1995) su uno degli inventori del cinema (senza dimenticare , 2003, su alcuni bluesmen, come Blind Willie Johnson). N Anselm Tokyo-ga Pina Il sale della terra Appunti di viaggio su moda e città I fratelli Skladanowsky The Soul of a Man I protagonisti delle pellicole citate sono tutti parziali alter ego del regista, che per formazione e carriera ha una decisa vena pittorica, musicale, fotografica, o legata in ogni caso alle culture metropolitane. Inoltre, essi sembrano comporre una topografia ideale: metà tedesca e l’altra metà giapponese, sudamericana, afroamericana (peccato che la morte di Fabrizio De André abbia interrotto il progetto sul cantautore genovese). Ma è qualcosa di piú e di diverso: l’alter ego per eccellenza. I due (regista e artista, Anselm Kiefer) condividono l’onore e l’onere di nascere in Germania nello stesso anno, 1945. Hanno in comune, poi, l’uso costante della fotografia, come mezzo preparatorio per il film e il quadro, e la devozione verso il paesaggio. Anche e proprio perché, come dice nel documentario Kiefer a un certo punto: «Non è semplice dipingere un paesaggio se prima sopra ci è passato un carrarmato», frase sottoscrivibile da Wenders sul senso di responsabilità etica nel fare immagini. Anselm Entrambi, infine, continuano a cercare alleati in scrittori, filosofi e maestri (per Kiefer soprattutto Paul Celan, Heidegger e Beuys). “Last but not least”: entrambi sono in parte esuli dalla Germania (qui si vede l’immenso atelier di Croissy e poi quello di Barjac nel Sud della Francia, oltre a quelli tedeschi, secondo le varie fasi dell’opera di Kiefer). Nel film si fondono in modo quasi magistrale tre livelli: immagini di repertorio, documentaristiche classiche di Kiefer al lavoro ed elementi di “biopic” con Kiefer bambino (impersonato da Anton Wenders, nipote del regista) e Kiefer giovane (Daniel Kiefer, figlio dell’artista). E poi lo stesso Kiefer come un alchimista-mago che maneggia fuoco, acqua, aria, terra (come il mago Weland della tradizione germanica che lui cita). A questo proposito Wenders dà conto del rischioso rapporto con la mitologia teutonica a suo tempo saccheggiata dal nazismo, che non pochi fraintesero: non si tratta di riappropriarsi direttamente di quel passato ma di disincrostarlo, di purificarlo per i posteri. Bellissime, infine, alcune immagini invernali come i girasoli bruciati dal gelo, che Kiefer fotografa e Wenders filma, documentando così il processo di nascita e sviluppo di un’idea visiva cruciale. Anselm Kiefer e Wim Wenders alla prima del documentario Anselm al cinema Zoo Palast di Berlino l’8 ottobre 2023.