LA SVOLTA FINALE

L’ultima svolta che caratterizza il percorso del grande artista si configura intorno al 1420 e, in termini di stile, costituisce l’avvio del periodo di autentica adesione all’“ International Gothic style”.

Mediante una progressione costante, la consistenza fisica dei sacri personaggi si fa sempre più rarefatta e i corpi, contraddistinti da un’apparenza eterea, risultano in breve pure sagome racchiuse entro un contorno sinuoso, guizzante. Non meno rilevante risulta la gamma cromatica, che tocca vertici altissimi di luminosità smaltata, resa preziosa però soprattutto da uno spettro amplissimo di gradazioni e da sublimi effetti di cangiantismo.

È in questa ultima fase del suo percorso che don Lorenzo si accredita fra i massimi rappresentanti italiani del Gotico internazionale e si pone idealmente a fianco delle personalità più rappresentative anche a livello europeo: gli artefici del Dittico di Wilton House alla National Gallery di Londra, del Piccolo e del Grande Dittico del Museo nazionale del Bargello a Firenze, della Vergine nel giardino del paradiso dello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte, tanto per citarne qualcuna. Tra le opere in cui sembra di cogliere per prime i sintomi degli esordi di questa fase estrema del pittore si possono citare la bella Annunciazione che nel 1873 si trovava in collezione Fornari a Fabriano e dal 2010 era nella Alana Collection a Newark (Delaware), databile presumibilmente a ridosso del 1420, oppure la fantastica tavola frammentaria del Museo dell’Opera di Santa Croce a Firenze con un bellissimo Trionfo della Morte – che sembrerebbe appartenere a una predella –, proposta ora (Strehlke) in maniera straordinariamente suggestiva, quanto fantasiosa, come possibile base del Giudizio finale per Santa Maria degli Angeli dipinto dal Beato Angelico e conservato al Museo di San Marco sempre a Firenze. Un’ipotesi, quest’ultima, che appare un ulteriore tentativo di stabilire pezze di appoggio al teorema che vorrebbe l’Angelico allievo diretto di don Lorenzo.

Oggi ritengo che anche la spettacolare Crocifissione sagomata conservata dal 1552 nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri a Firenze – capolavoro di straordinaria intensità mistica –, dipinta in origine per il monastero di San Salvatore di Camaldoli nel quartiere dell’Oltrarno a Firenze, dove la vide il Vasari (1550), spetti a una data vicina al 1420 e quindi sia coinvolta anch’essa negli esordi della fase estrema dell’artista.

Credo inoltre che avesse piena ragione Luciano Bellosi nel considerare databili ancora sul 1420-1422 gli affreschi della cappella Bartolini Salimbeni in Santa Trinita a Firenze e la stessa fulgida Annunciazione sull’altare della cappella, che invece sono generalmente considerate l’ultima opera dell’artista. Lo studioso sottolineava infatti la maggiore pacatezza grafica ed emotiva del Corteo nuziale nell’affresco con lo Sposalizio della Vergine, rispetto alle opere appartenenti alla fase estrema del pittore, mentre la stessa Annunciazione sembrerebbe databile entro la fine del secondo decennio del Quattrocento. Anche la Madonna col Bambino in trono tutt’oggi semisconosciuta, un tempo nella chiesa di Tavernola (Grizzana-Morandi), ora conservata presso il Museo dell’arcivescovado di Bologna, pare databile sul 1420.

Gli esemplari più rilevanti che illustrano appieno la straordinaria, immaginifica fase estrema del frate camaldolese, citato per l’ultima volta da vivo in un documento dell’inizio del marzo 1422, sono quelli che ora indicheremo. Essi appartengono anche alla sua attività di disegnatore e miniatore. Una volta vista dal vero, non si potrà mai dimenticare la sublime pergamena dipinta a tempera su una preparazione di colore marrone del Kupferstichkabinett dei Musei statali di Berlino. La cavalcata folle dei Magi, che emergono dall’oscurità solo grazie a una finissima, fittissima stesura di tocchi di bianco, in mezzo a spuntoni di roccia acuminati e taglienti, è una delle prove più alte in assoluto dell’artista e forse quella più efficace nel documentare il carattere visionario di questo momento: davvero «un risultato di pura follia visionaria » (Bellosi). Riscontri puntualissimi si ritrovano anche nelle miniature del medesimo tempo (1420-1423), del graduale (corale H 74) del Museo nazionale del Bargello, appartenente alla serie di tre corali miniati da Lorenzo Monaco per la chiesa di Sant’Egidio dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, in particolare nelle figure agitate, talora quasi isteriche, dei profeti.


Trionfo della Morte (1420 circa); Firenze, Museo dell’Opera di Santa Croce.


Madonna dell’umiltà (1415-1420); Copenaghen, Thorvaldsen Museum.


San Girolamo nello studio (1415-1420); Amsterdam, Rijksmuseum.