Grandi mostre. 3 
DUCHAMP A VENEZIA

COME PERSONAGGI
IN CERCA DI AUTORE

ORIGINALI E COPIE: QUESTO IL TEMA DELLA MONOGRAFICA DEDICATA A MARCEL DUCHAMP ALLA PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION. DUE AMBITI DI PARI VALORE, PER L’ARTISTA FRANCESE, IN DISACCORDO CON L’IDEA DI UNICITÀ DELL’OPERA D’ARTE.

SILENO SALVAGNINI

Scrive nel 1926 Duchamp a un collezionista proprietario di A proposito di sorellina, del 1911, ora al Guggenheim Museum di New York: «Preferisco non esporre la “sorellina”, che non può essere compresa se isolata. In un gruppo, troverebbe posto insieme ad altre opere [del] 1911 [...] La vera ragione, inoltre, è che ho sempre meno voglia di fare l’istrione e partecipare al giochetto parigino (e newyorchese) del mercato azionistico dei quadri. Tutta questa ciarlataneria del gusto potrebbe quasi farmi dimenticare che esiste qualcosa di diverso da una professione più o meno redditizia». Stessa cosa accade nel decennio successivo, quando Duchamp cerca di dissuadere un collezionista dal vendere Nudo (schizzo)/Giovane triste in treno (1911) ad altri collezionisti che non fossero gli Arensberg (Louise e Walter), che all’epoca possedevano la raccolta più consistente delle sue opere. Ma non riuscì nell’intento poiché fu Peggy Guggenheim che ne entrò in possesso per quattromila dollari, esponendo il dipinto nella sua famosa galleria neworchese Art of This Century, come testimonia uno dei molti documenti d’archivio citati in catalogo da Paul B. Franklin, curatore della mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia (in corso alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia fino al 18 marzo). Un volume assai ricco, che a mio avviso costituisce una preziosa silloge sia gnoseologica sia bibliografica sull’artista francese.