tutto quel che Sironi dipingeva smetteva di essere un oggetto o una persona o un luogo per diventare un archetipo.
Questo potere quasi magico è il segreto della sua arte, è ciò che ne fece il principale e più perfetto esponente di Novecento italiano. Gruppo, questo,
messo insieme e fornito di strumenti critici negli anni Venti del XX secolo da Margherita Sarfatti, promotrice – contro le avanguardie del tempo – di un
recupero della classicità che sapesse coniugarne la solidità, la monumentalità, la solennità in una visione moderna, essenziale, concreta.
La pittura di Mario Sironi incarna tutto questo e lo traspone in composizioni dominate da un senso di rigore e compostezza. Era nato a Sassari nel 1885,
si era formato all’interno di una famiglia (che nel frattempo si era trasferita a Roma) di architetti, artisti, musicisti. Aveva iniziato gli studi di
ingegneria ma li aveva interrotti quasi subito; aveva partecipato alla guerra come volontario e in quegli stessi anni aveva maturato la sua scelta di
dedicarsi a pittura, disegno e grafica. Frequentava gli ambienti futuristi, in particolare Boccioni. Si sposò ma lasciò Roma già nel 1919 per andare a
Milano. Si avvicinò al fascismo, a cui restò fedele per tutta la vita, con una sua personale adesione agli aspetti sociali, soprattutto, del movimento.
Per vent’anni fu il principale illustratore del “Popolo d’Italia”, il quotidiano fondato da Mussolini, al servizio della propaganda di regime. Nel
frattempo esponeva con gli altri del gruppo Novecento, tra i quali Oppi, Funi e Dudreville. Gli anni Trenta furono per lui gli anni della grande
decorazione, soprattutto murale; teorizzava questo tipo di lavoro artistico come il più aderente alla dimensione e funzione pubblica del pensiero
fascista; operò a Roma, Milano, Bergamo e altrove in ambiti ministeriali, corporativi e universitari con grandiose composizioni corali. Fu attivissimo
in mostre italiane e internazionali. Il crollo del fascismo, la sua adesione alla Repubblica Sociale lo misero in evidente difficoltà; salvò la vita per
un caso fortuito: a Milano, nell’aprile del 1945, venne fermato a un posto di blocco partigiano; riconosciuto, evitò la fucilazione per intercessione di
uno dei componenti della brigata, Gianni Rodari.
Grandi mostre. 1
SIRONI A MODENA
i fantasmi della
CLASSICITÀ
IN MOSTRA UNO DEGLI ARTISTI PIÙ TALENTUOSI E CONTROVERSI DEL SECOLO SCORSO, FRA I PIÙ ALTI INTERPRETI DEL RECUPERO DELLA MONUMENTALITÀ CLASSICA IN FORMA MODERNA.
CLAUDIO PESCIO