Grandi mostre. 5
JULIA MARGARET CAMERON A PARIGI

Pioniera di fine secolo

IN SOLI UNDICI ANNI SI È CONSUMATA LA SUA CARRIERA FOTOGRAFICA MA IL SEGNO LASCIATO DAJULIA MARGARET CAMERON È INDELEBILE. UNA DONNA CHE HA INFRANTO LE REGOLE IN UN SECOLO, L’OTTOCENTO, DURANTE IL QUALE LA NEONATA FOTOGRAFIA ERA DOMINATA DALLA PRESENZA MASCHILE. ABBIAMO APPROFONDITO LA FIGURA DELL’ARTISTA INGLESE CON I CURATORI DELLA MOSTRA A LEI DEDICATA IN CORSO AL JEU DE PAUME.

FRANCESCA ORSI

AA Jeu de Paume di Parigi prosegue, fino al 28 gennaio, la mostra Julia Margaret Cameron. Capturer la beauté. Lo spazio d’arte parigino, particolarmente focalizzato sui linguaggi artistici visivi, omaggia una delle pioniere della fotografia di fine XIX secolo. In un periodo storico in cui il mezzo fotografico veniva inteso, dai più, come riproduzione tecnica, Julia Margaret Cameron, nella sua pur breve attività (1864-1875), seppe andare contro corrente e intendere il linguaggio fotografico come espressione di un pensiero molto più profondo. Abbiamo fatto qualche domanda ai curatori della mostra Quentin Bajac, direttore del Jeu de Paume, e Lisa Springer, curatrice del dipartimento fotografico del Victoria and Albert Museum di Londra.


Julia Margaret Cameron è incisa nella storia come una rivoluzionaria. Lo fu più come donna o come fotografa?
QB: Ambedue, sia come fotografa di spicco, ma anche come donna, cosa piuttosto insolita in quel momento storico tra i circoli fotografici commerciali e professionali.


Da dove nacque il suo interesse per la fotografia intesa come linguaggio?
QB: Dalle prime discussioni con sir John Herschel, l’astronomo che era anche un fotografo, per esempio; o guardando altri fotografi, in particolare Oscar Gustave Rejlander; da un interesse generale per la fotografia, che era uno dei passatempi preferiti tra i circoli aristocratici vittoriani; infine anche dal suo interesse per gli spettacoli teatrali amatoriali e i “tableaux vivants”, attraverso cui stava già dando vita alla sua forma di narrazione.