Grandi mostre. 6
“TRONIES” AD ANVERSA

Volti senza nome

UNA MOSTRA AL KMSKA PRESENTA UNA CURIOSA CATEGORIA DI DIPINTI. I “TRONIES”, IMMAGINI DI VOLTI CARATTERIZZATI DA ESPRESSIONI O ALTRE PECULIARITÀ CHE LI RESERO MOLTO DIFFUSI NEI PAESI BASSI DEI SECOLI XVI E XVII. UN’OCCASIONE PER APPREZZARE I VIRTUOSISMI NELLA RESA DI ATTEGGIAMENTI O SENTIMENTI DI MAESTRI COME RUBENS, REMBRANDT, VERMEER.

CLAUDIO PESCIO

La parola chiave è “tronie”: faccia, in neerlandese antico. La mostra di Anversa è costituita da una serie di volti; non ritratti, però, parliamo di quei volti anonimi che tra Cinque e Seicento divennero un genere pittorico molto diffuso in particolare nelle Fiandre e in Olanda. Un genere non nel senso “ufficiale” – come il paesaggio, la natura morta o la pittura di storia –, piuttosto nei fatti: una categoria di dipinti che nasce dall’esigenza di esercitarsi nella resa delle espressioni, dei sentimenti, delle diverse età della vita; degli stereotipi, anche: il contadino, il soldato, il profeta, la zingara, l’orientale, l’arrabbiato, il manigoldo (solitamente brutto)... Una delle ragioni era quella di disporre di facce da inserire nelle composizioni corali, che potevano prevedere folle di fedeli o di militari, o comunque la necessità di dare fisionomie credibili e caratterizzate a personaggi principali o coprotagonisti di una scena di gruppo. Ma presto ci si accorse che l’ampliarsi del mercato degli acquirenti di opere d’arte a comuni cittadini poteva considerare i “tronies” come opere a sé stanti, vendibili autonomamente. Questa categoria di immagini ha una parentela abbastanza stretta, quindi, con quelle che in Italia si chiamavano “teste di carattere” (per esempio di ascendenza leonardiana, ma perfino vicine a certa “ritrattistica” di epoca romana), che non conobbero, però, una vera trasformazione in genere autonomo.

Dicevamo che non si tratta di ritratti. Fino a un certo punto, però. Infatti quasi sempre qualcuno posava, per quel dipinto, e si vestiva, acconciava, atteggiava secondo i voleri dell’artista e le esigenze del caso. Solo che la sua identità non contava, nello specifico. Poteva trattarsi del figlio o della moglie o di un amico del pittore, o di lui stesso. Rembrandt era il più disponibile dei tronies: si metteva allo specchio, addobbato in varie fogge, assumeva l’espressione giusta e si ritraeva.