Per i cronisti fiorentini di fine Quattrocento fu soprattutto un pittore di animali, spesso confuso con il nonno, Giuliano d’Arrigo detto il Pesello, che produceva in larga parte fregi, gonfaloni e decorazioni per i Medici. Per Bernard Berenson, autorevole storico dell’arte del Rinascimento, Pesellino è il «Giorgione di Firenze » e lo stesso Vasari, un secolo dopo la sua morte, ne tesseva le lodi. «Per quello che conosciamo costui, se più tempo viveva», si legge nelle Vite, «avrebbe fatto molto più che egli non fece, perché era studioso nell’arte, né mai restava, né dì, né notte, di disegnare».
In effetti, non mancano analogie con l’artista veneto di poco successivo, non fosse altro che per la durata alquanto breve delle loro vite. Sia Pesellino che Giorgione muoiono infatti in giovane età, trentacinque anni il primo e trentatre il secondo, entrambi colpiti, si dice, dalla peste. E come spesso accade quando un artista lascia troppo in fretta la scena del mondo, restano per l’uno e per l’altro misteri e interrogativi sui loro profili e la loro opera, rispetto alla quale si continuano a cercare risposte. E se per Giorgione ricerche e interpretazioni si susseguono da tempo, la figura e il lavoro di Pesellino sono rimasti più in ombra nel ricco panorama del Rinascimento fiorentino. Dalla National Gallery di Londra arriva ora una forte sollecitazione alla conoscenza più approfondita di questo artista attraverso una mostra di alcune delle sue opere più importanti.
Pesellino: a Renaissance Master Revealed esplora tutte le tappe della breve carriera del pittore da quando, giovanissimo, si forma nella bottega del nonno paterno, in corso degli Adimari a Firenze, fino alla sua maturità artistica raggiunta anche attraverso la collaborazione con Filippo Lippi. «Vogliamo presentare Pesellino a un pubblico più ampio, al di fuori della cerchia dei conoscitori», ci dice Laura Llewellyn, curatrice del progetto espositivo e del dipartimento della Pittura italiana prima del 1500 nello stesso museo londinese. «Le opere di questo artista sono davvero rare, ma noi siamo abbastanza fortunati da avere nella nostra collezione due dei suoi indiscussi capolavori: i pannelli che raccontano la storia di Davide e Golia, probabilmente provenienti da un cassone, e la Pala d’altare della Santa Trinità di Pistoia».