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Cecily Brown?
Una vera star

Quando sul mercato compare Cecily Brown, fioccano i milioni. Con il suo stile tra l’astratto e il figurativo, tra l’antico e l’arte del Novecento, l’artista britannica continua ad affascinare i collezionisti

Daniele Liberanome

Che Cecily Brown (nata nel 1969; per la mostra in corso a Firenze v. p. 88) fosse una delle più importanti e quotate artiste viventi lo si sapeva, ma che la sua mostra al Metropolitan di New York, terminata lo scorso 3 dicembre, avesse potuto spingere tanto in alto le sue quotazioni può avere lasciato molti a bocca aperta. I suoi top lot sono stati aggiudicati nel 2023 e diversi altri prezzi record sono stati stabiliti dal 2021, da quando si è saputo che il grande museo americano le stava organizzando una personale. D’altro canto, il talento dell’artista britannica, il suo continuo lavoro a cavallo fra astratto e figurativo, fra arte antica e arte del Novecento, fra staticità e dinamicità sono elementi che hanno sempre attratto i collezionisti.


Cecily Brown, cresciuta sotto la fiorente stella del movimento Young British Artists – che tanti nomi importanti ha dato al mercato specie degli anni Novanta e Duemila (primo fra tutti Damien Hirst) –, si è poi trasferita a New York, continunando a sviluppare un suo stile influenzato dagli espressionisti astratti per l’imprevedibilità e l’immediatezza del gesto pittorico. In Untitled (The Beautiful and Damned) Brown si ispira all’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald incentrato sugli eccessi e l’edonismo degli Stati Uniti degli anni Venti; ma nello sviluppo orizzontale dei tratti, nel loro movimento quasi figurato, la mente torna al notissimo La gioia di vivere (1906) di Matisse con le ballerine in cerchio oppure alle Demoiselles d’Avignon (1906-1907) di Picasso per i volti che paiono maschere africane, oppure ai fregi greci. L’opera risulta così assolutamente originale e pure conosciuta e familiare, tradizionale ma anche del tutto contemporanea. Ggià nel 2013, ossia non appena era stata dipinta, era entrata nella collezione di Nicholas Pritzker, erede della fortuna degli Hyatt e dei loro hotel, e lì era rimasta finché, lo scorso 15 maggio, Christie’s di New York l’ha aggiudicata per 6,1 milioni di euro.