CATALOGHI E LIBRI GENNAIO 2024 IL GIOVANE CAVALCASELLE «IL PIÙ CURIOSO, IL PIÙ INTREPIDO, IL PIÙ APPASSIONATO DI TUTTI GLI AFFAMATI DI PITTURA» Giovanni Battista Cavalcaselle (Legnago, Verona 1819 - Roma 1897), è noto specialmente come pioniere della moderna storia dell’arte italiana. All’università si scherzava sul fatto che fosse inutile tentare nuove attribuzioni, tanto «aveva già scoperto tutto Cavalcaselle». In tandem con Joseph Archer Crowe (Plymouth 1824 - Pisa 1896), conosciuto su una diligenza nel suo primo viaggio in Germania del 1847, in cerca di dipinti italiani all’estero. Il veneto avrebbe poi, negli anni, distillato le sue scoperte in una serie di fortunati volumi, come quello sui maestri fiamminghi (The Early Flemish Painters, Londra 1857), in anticipo sulle indagini di Max Friedländer e di Erwin Panofsky; e come poi, soprattutto, gli studi sulla pittura veneta e sul lungo percorso dell’arte italiana dal II secolo al Seicento (A New History of Painting in Italy, Londra 1864-1866). Fra un esame e l’altro, per alleggerire la tensione, da studenti si ciarlava anche sul fatto che fosse altrettanto inutile indagare su Tiziano e Raffaello, cui l’ineffabile connubio Crowe - Cavalcaselle aveva dedicato diversi studi. Scherzavamo, è ovvio, e i continui avanzamenti della storiografia stanno a dimostrare che studiare (e viaggiare, se possibile, studiando sul campo) serve, eccome. Ma che su Cavalcaselle ci sia poi stato molto da indagare in altri sensi lo hanno innanzitutto spiegato, magistralmente, gli studi di Donata Levi, che non a caso firma la prefazione in questo libro importantissimo di Giovanni Mazzaferro. Studioso indipendente, di raffinata erudizione e competenza, l’autore ha vissuto fra i libri del padre coltivando la passione per la letteratura artistica (il suo portale https:// letteraturaartistica.blogspot.com è un piacere, spesso una sorpresa, consultare). Dunque, con una ricerca certosina, pagina per pagina, riga per riga, disegno per disegno, nel “mare magnum” delle trentamila pagine del caotico fondo Cavalcaselle (Venezia, Biblioteca nazionale marciana), Mazzaferro ricostruisce l’avventurosa, “famelica” formazione, ovvero il metodo di ricerca del giovane Cavalcaselle, che fu anche artista, copista, disegnatore e fervente patriota, prima ancora di divenire lo studioso che conosciamo. Per la sua giovanile attività politica, a trent’anni (giugno 1849), dopo la caduta della Repubblica romana alla quale aveva aderito, Cavalcaselle aveva preso la via dell’esilio, periodo che trascorse in gran parte in Inghilterra, non senza tribolazioni. Certo questo evento, di per sé doloroso e traumatico, contribuì a una formazione costituita da peregrinazioni mirate in tutta Europa (ma non oltreoceano), e a una padronanza formidabile della storia dell’arte – quella che in senso lato definiamo “connoisseurship”, con doverosi distinguo, ben precisati anche nella prefazione e nel libro,– e alla “scoperta” di opere d’arte inedite o poco note, sparse nel Vecchio continente. Non fu il solo, in Europa, come spiega Mazzaferro con dovizia di documentazione, giacché diversi conoscitori s’intrecciano nella sua vita: fra questi, l’inglese Charles Lock Eastlake (Plymouth 1793 - Pisa 1865) e i tedeschi Johann David Passavant (Francoforte 1787-1861), Gustav Friedrich Waagen (Amburgo 1794 - Copenaghen 1868), Otto Mündler (Kempten 1811 - Parigi 1870): tutti, si badi, grandi viaggiatori, che non per nulla, a parte Passavant, morirono lontani dalla patria. Il periodo in esame parte dal 1834, quando il giovane si iscrive alla prestigiosa Accademia di belle arti di Venezia, che frequenta a più riprese, fino al luglio 1857, anno del rientro in patria dall’esilio. A leggere il libro viene da concordare con Otto Mündler: Cavalcaselle fu davvero il «più curioso, il più intrepido, il più appassionato di tutti gli affamati di pittura» della sua epoca. Giovanni Mazzaferro Leo S. Olschki Editore, Firenze 2023 230 pp., 16 tavv. a colori f.t. € 26 ERIC HEBBORN IL LINGUAGGIO DELLA LINEA. TRATTATO SULLA PRATICA DEL DISEGNO Eric Hebborn, nato a Londra nel 1934, vissuto a lungo fra Roma e il pittoresco paesino ciociaro di Anticoli Corrado, si è spento tragicamente a Trastevere una notte del 1996. La notizia della sua scomparsa fece il giro soprattutto nel mondo dei mercanti d’arte senza scrupoli, perché questo affascinante personaggio imitava a perfezione i disegni dei grandi maestri. Chi abbia letto le due sue autobiografie (Troppo bello per essere vero. Autobiografia di un falsario, 1994 e Manuale del falsario, 1995) pubblicate da Neri Pozza, ne conosce il metodo infallibile. Va detto che a differenza di altri falsari di opere d’arte – come il senese Icilio Joni, specializzato in fondi oro, o l’ambigua figura quasi grottesca di Elmyr de Hory (di cui ho parlato in F come Falso, “Art e Dossier”, n. 337, novembre 2016) – Hebborn non spacciava i suoi fogli come autentici. Ho assistito di persona, ad Anticoli Corrado, a una trattativa. Hebborn sceglieva i disegni da mostrare a seconda di quello che lo pseudo-antiquario richiedeva. Non diceva, però: «Questo è Raffaello» o « Ecco Carracci». Lo lasciava dire al mercante, al massimo aggiungendo, sornione: «Lo ha detto lei». Personalmente facevo fatica a ritenerli falsi, ma lo erano, certo. Allo straordinario talento grafico Eric accompagnava una profonda conoscenza della storia dell’arte e degli stili. E non a caso a Londra aveva studiato alla Royal Academy. Verso la fine degli anni Ottanta mi parlò di un suo studio, ancora in fieri, sul «linguaggio della linea», perché, come diceva, non andasse persa l’antica pratica del disegno. In quell’occasione mi dette una cartellina blu di cartone con le fotocopie di un suo impeccabile trattato di calligrafia. Ne fui derubata in modo rocambolesco e non potei proporla ad alcun editore, come gli avevo promesso. Per fortuna ne aveva fatte varie copie, e da una di queste nel 2015 l’editore Angelo Colla ha ricavato il libro Italico per italiani. Un moderno trattato di calligrafia, 92 pagine, € 19, che consiglio a tutti, specie ai giovani, per provare a recuperare la scrittura manuale. Oggi lo stesso benemerito editore pubblica un’altra magistrale impresa, rinvenuta fra le carte di Hebborn, che credo sia quello di cui mi aveva parlato. Uno strabiliante manuale che insegna la pratica del disegno, passo passo, con esempi da celebri disegni antichi, e con schizzi e proposte di esercizi. Sebbene lacunoso in qualche parte, editore e curatore hanno trovato un modo per integrarlo correttamente. E vien voglia di metterlo subito in pratica, anche perché gli scienziati dimostrano che utilizzare la mano per disegnare e scrivere è un ottimo esercizio per mantenere in forma la mente. Giovanni Mazzaferro Leo S. Olschki Editore, Firenze 2023 230 pp., 16 tavv. a colori f.t. € 26 IL MUSEO UNA STORIA MONDIALE, III ALLA CONQUISTA DEL MONDO, 1850-2020 Krzysztof Pomian (Varsavia 1934) dal 1973 svolge in Francia le sue capillari ricerche su collezionismo e collezioni museali. Uno dei suoi libri più complessi è da tempo esaurito in Italia. S’intitola L’ordine del tempo (Einaudi, Torino 1992), e non è da confondersi con il più recente volume, che reca lo stesso titolo ed è pure bellissimo, del fisico Carlo Rovelli (207 pagine, Adelphi, Milano 2017, € 14). Consigliamo di leggere anche questo, oppure di ascoltarlo dalla stessa voce di Rovelli, sulla piattaforma “audible”. Tornando a Pomian, la sua impresa più significativa sulla storia mondiale del museo, iniziata nel 2021 (Il museo. Una storia mondiale. Dal tesoro al museo), è proseguita nel 2022 (Il museo. Una storia mondiale. L’affermazione europea, 1789-1850) ed è terminata nel 2023 con il terzo volume. Sintetizziamo – non è possibile fare altrimenti – gli intenti e i contenuti dell’opera, frutto di ricerche trentennali. Va detto, innanzitutto, che nonostante la storiografia artistica sul museo sia cospicua, sino all’immensa ricerca di Pomian non esisteva uno studio che abbracciasse nella sua totalità la storia del museo, inteso nel suo aspetto architettonico formale e nella sua funzione di istituzione fondamentale per la conservazione collezionistica, il restauro, lo studio, l’allestimento delle opere d’arte o delle raccolte scientifiche. Il primo volume ne esamina le origini, a partire dalla Roma repubblicana e dai tesori cinesi della dinastia Han, e ci conduce alle soglie della nascita del museo moderno in Occidente: dalla fine del Quattrocento, grazie a collezionisti e mercanti d’arte italiani e poi di tutta Europa, fino al Settecento. Il secondo volume entra nel vivo della storia occidentale del museo, dal 1789 al 1850, nel corso della Rivoluzione francese e del dominio di Napoleone che coincide con la nascita di grandi musei in tutta Europa. Il prototipo è il Louvre, ma importanti diventano anche i musei spagnoli, inglesi, tedeschi, danesi, ed è allora che i beni artistici diventano emblematici del prestigio di un popolo. Il terzo volume affronta la storia e le problematiche più recenti, a partire dalla Expo universale di Londra nel 1851 (quando la storia del museo diviene davvero mondiale) sino alle migliaia di istituzioni che oggi tutti i paesi del mondo possono vantare, seppure sotto le modalità più diverse. Uno degli aspetti che più caratterizzano gli odierni musei è il fatto che dagli antichi musei allestiti nei palazzi originari delle collezioni si passa a “templi” modernissimi, concepiti secondo le forme del contemporaneo. Libro fondamentale. Krzysztof Pomian, traduzione di Luca Bianco, Chiara Bongiovanni e Raffaela Valiani Einaudi, Torino, 2021-2023 680 pp., 146 ill. colore € 95