All’inizio è spaesata, le manca il padre dal quale non è mai stata così distante, ma presto la situazione cambia e l’accoglienza per lei si fa sempre più calorosa. «Mi han detto mille volte, che gl’Inglesi quando arrivano alle case loro, si dimenticano delle loro conoscenze, e delle promesse di amicizia fatte nei paesi esteri; ma io trovo tutto l’opposto. Singolarmente le Signore sono molto gentili, di una gentilezza sincera, ed in generale di buon senso. [...] Ho fatto visita a molti Pittori. M. Reynolds è il primo, molto buon pittore; ha una maniera particolare ed i suoi ritratti sono generalmente storici. Ha un pennello volante, che porta un grand’effetto in chiaroscuro»(8).
Il pittore Joshua Reynolds è tra i primi contatti inglesi di Angelica e grazie alla sua vicinanza l’arte di Kauffmann si impreziosisce di una nuova
luce scaturita dall’utilizzo più disinvolto del colore. La reciproca stima tra i due li porta a realizzare ciascuno il ritratto dell’altra.
Nel ritratto del collega, Kauffmann può dimostrare le sfaccettature del suo talento artistico senza mettere la sua immagine al centro
dell’attenzione. Dipingere Reynolds è come una forma di autorappresentazione attraverso la quale Angelica ha la possibilità di prendersi delle
libertà che non avrebbe in un autoritratto, evitando così di trasgredire le norme della modestia e della riservatezza femminili.
È come se il valore dell’opera derivasse più dal soggetto immortalato che dall’autore.
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