I mestieri dell'arte
Un’identità
autonoma e diffusa
Marcella Vanzo
Flaminia Gennari Santori, storica dell’arte, direttrice delle Gallerie nazionali d’arte antica fino a novembre 2023. Tra il 2006 e il 2008 è stata “Senior Fellow” al Metropolitan Museum of Art di New York; dal 2008 al 2013 è stata vicedirettore e “Chief Curator” al Vizcaya Museum and Garden di Miami; dal 2013 al 2015 è stata professore di History of Collecting and Display al Graduate Program in Renaissance Art History, Syracuse University a Firenze. Lungo tutto il corso della sua carriera ha combinato la ricerca con la progettazione pratica e la gestione museale. È considerata uno dei maggiori esperti della storia del collezionismo internazionale e del mercato dell’arte tra Otto e Novecento e fa parte di un gruppo di ricerca su questi temi coordinato dal Getty Research Institute.
Cosa significa aver diretto le Gallerie nazionali di arte antica in una città come Roma, caput mundi, insomma?
È stata una grande avventura. Ho avuto l’opportunità di inventare un’istituzione che non esisteva a partire dalla collezione esistente. E di progettare attorno a questi due luoghi – Palazzo Barberini e Galleria Corsini – un’identità autonoma e diffusa, da comunicare a livello locale, nazionale e internazionale. Abbiamo incrementato i visitatori di più del quaranta per cento, passando da centoquaranta a quasi duecentomila, in crescita continua.
Grazie a una quadreria del Settecento, perfettamente conservata alla Galleria Corsini, e a un gioiello dell’architettura barocca, Palazzo Barberini, abbiamo costruito un pubblico fatto di romani e residenti, di studenti e di studiosi – non solo e non necessariamente di turisti – che le istituzioni museali della città, comprensibilmente focalizzate sul turismo, non intercettavano; il nostro obiettivo era far sì che i visitatori tornassero al museo, e direi che ci siamo riusciti.
Come si mettono in relazione collezioni imponenti, che coprono la storia dal Duecento al Settecento, alla contemporaneità?
Mi sono occupata di arte contemporanea in varie occasioni nel corso della mia storia professionale. Sono stata la prima direttrice ad avere l’intero Palazzo Barberini a sua disposizione e nel dialogo con il contemporaneo ho trovato una pratica euristica di esplorazione dello spazio e di narrazione della collezione. Abbiamo cominciato nel 2017 esponendo Parade di Picasso, un sipario teatrale di 18 x 14 metri arrivato appositamente dal Beaubourg, in occasione della mostra Picasso. Tra cubismo e classicismo 1915-1925 alle Scuderie del Quirinale, che dialogava meravigliosamente con gli affreschi del salone Pietro da Cortona. Insieme a Bartolomeo Pietromarchi, ho curato Eco e Narciso, una mostra sul tema del ritratto in cui la nostra collezione ha dialogato con quella del MAXXI di Roma. Ho curato una mostra dei primi – e più inediti – ritratti di Mapplethorpe, che interagivano magneticamente con i dipinti della Galleria Corsini e ultimamente abbiamo ospitato a Palazzo Barberini una delle mostre romane su Pasolini, curata da Michele di Monte, che indagava l’appartenenza culturale e viscerale del poeta a una storia dell’arte italiana premoderna.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare direttrice delle Gallerie nazionali di arte antica?
Un percorso multiplo, articolato e geograficamente scoordinato. Ho studiato storia dell’arte a Roma e poi negli Stati Uniti, specializzandomi in storia del collezionismo internazionale e dei musei. E ho sempre preferito la dimensione “produttiva” o pratica, rispetto a quella accademica: mi appassiona l’istituzione museale, la sua ragion d’essere e il modo in cui funziona, anche nei dettagli più concreti. Dopo il dottorato ho lavorato alla Fondazione Adriano Olivetti, poi sono stata ricercatrice al Metropolitan Museum of Art di New York nel dipartimento di Arti decorative. Sono stata “Chief Curator” a Vizcaya, una casa museo a Miami, e dalla fine del 2015 fino a novembre 2023 sono stata alle Gallerie nazionali di arte antica.
Quali sono state le sfide più importanti nel tuo lavoro, quotidiano e a lungo termine?
Quotidianamente le sfide gestionali e amministrative, gli attriti tra la struttura ministeriale, un po’ rigida, e la gestione più autonoma del museo e dello staff, benché fortunatamente la nostra autonomia sia molto ampia e ci permette di essere strutture piuttosto snelle e dinamiche nel contesto dell’amministrazione pubblica. In realtà, la sfida più appassionante è stata la creazione di un rapporto con un pubblico non necessariamente motivato da interessi “accademici” ma pur sempre molto esigente. Ho capito che più si alza il livello dell’offerta, più si sfida lo spettatore e più si ha successo di pubblico. L’ultima nostra mostra, L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini, che non era certo una mostra semplice, benché assai spettacolare, è stata visitata da circa ottantamila persone. Dopo otto anni di lavoro e due mandati della mia direzione abbiamo tessuto relazioni capillari con musei europei e americani, ottenendo opere che altrimenti sarebbe stato impossibile ottenere.
Un episodio indimenticabile
Il concerto di Danilo Rea e Minji Kim nel salone di Pietro da Cortona l’11 gennaio 2017 in occasione dell’apertura di due mostre: Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione e Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma che inaugurarono il nuovo corso delle Gallerie nazionali di arte antica. Tutte le sale del museo stracolme di persone a festeggiare questo nuovo inizio.