Weegee, all’anagrafe Ascher Fellig (Złoczew, 12 giugno 1899 - New York, 26 dicembre 1968), poi diventato Arthur Fellig, dopo una vita di stenti e problemi economici, nella metà degli anni Trenta, a New York, si fece strada come fotografo usando l’ingegno.
Soprannominato così per il suo iniziale impiego, al New York Times, di “spremitore” d’acqua dalle stampe fotografiche (“squeegee boy”), prima di portarle negli asciugatori, da fotoreporter d’assalto iniziò a presenziare frequentemente il quartier generale della polizia di Manhattan – dove le notizie di assassini, risse notturne, incidenti e incendi arrivavano sempre, ovviamente, fresche – battendo d’anticipo gli altri suoi colleghi.
Le sue visite al dipartimento di polizia a Spring Street, in compagnia della sua fedele Speed Graphic, divennero così abituali che gli venne persino concesso un ufficio personale all’interno della sezione Persone smarrite e fu il primo privato cittadino ad avere il permesso di installare il sistema radio della polizia all’interno della sua macchina, dove aveva allestito anche una camera oscura mobile.
Grazie alla sua perspicacia e al suo pragmatismo, Weegee, alla fine degli anni Trenta, era uno dei fotoreporter newyorchesi più richiesti, collaboratore dei principali giornali come l’“International Herald Tribune”, il “Daily News”, il “New York Post” o il “The Sun”. Si era prontamente organizzato per essere sulla notizia prima della polizia o di altri colleghi, quasi prima della notizia stessa.
La Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, dal 30 gennaio al 19 maggio, ospita Weegee, autopsie du spectacle, una retrospettiva che racconta l’intera attività del fotografo, puntellata, inizialmente, da immagini di cronaca, ma che poi si è evoluta seguendo lo sviluppo del linguaggio fotografico e dei giornali. «Weegee stava soddisfacendo una richiesta, quella dei tabloid, che si stava sviluppando negli anni Trenta. Era un momento particolare della storia della stampa, in cui le immagini stavano assumendo un ruolo sempre più importante, e si stava delineando uno stile fotografico specifico, con i suoi codici e le sue convenzioni. Weegee era un prodotto di questo nuovo linguaggio visivo», racconta Clément Chéroux, curatore della mostra e direttore della fondazione parigina.
