La pagina nera 

LE TERME DI CHINI:
DAGLI USA I QUATTRINI?

Fabio Isman

Il complesso degli antichi edifici termali di Porretta Terme (Bologna) versa in condizioni precarie. AL SUO INTERNO, ANCHE il Grottino Chini, OPERA dEl famoso artista liberty, è IN ROVINA. le istituzioni non hanno fatto niente per questo piccolo gioiello. E ora? Per salvare l’intero stabilimento serve molto denaro: la nuova proprietà ha chiesto aiuto persino negli Stati Uniti.

Porretta e le proprietà delle sue acque erano note già ai tempi degli etruschi e dei romani. Una leggenda medievale vuole che le qualità benefiche si siano rivelate quando un bue malato se ne disseta e, ovviamente, guarisce. Dal XV secolo, hanno fama e rinomanza: tra gli altri, le visitano Lorenzo il Magnifico, Andrea Mantegna, Niccolò Machiavelli, Gioachino Rossini. Il luogo diventa Bagni della Porretta; poi, Porretta Terme. Oggi, fa parte del Comune di Alto Reno Terme, siamo a sessanta km da Bologna. Il “boom” del termalismo in Italia dura circa fino agli anni Settanta, ma ancora oggi, Porretta calamita oltre sessantamila persone all’anno. Già nell’Ottocento, in un saggio sulle acque nel mondo, Andrea Vaccà Berlinghieri proclamava che quelle di Porretta erano le prime in Europa.

Le terme sono divise in quattro gruppi: le più recenti, e oggi attive, vicine al centro città; adiacenti a esse, quella chiamata Le puzzole; poi, lungo il Reno, uno stabilimento chiuso nel Novecento; e, ancora più lontano, le Terme Alte, un gioiello liberty. Le dodici sorgenti hanno nomi curiosi: Porretta vecchia, Puzzola, Donzelle, Leone-Bovi, Marte, Reale, Tromba e Galleria. Servono a curare una serie di malanni. Il simbolo è diventato un mascherone del I secolo, trovato nel 1888 sul greto del Rio Maggiore. La parte più antica cela una piccola meraviglia, di cui, e pare incredibile, lo Stato si è sempre disinteressato, come le soprintendenze: un ambiente decorato da Galileo Chini. Una saletta rettangolare abbandonata dagli anni Cinquanta e in disarmo al pari di tutta la zona. Delle immagini impietose mostrano come sono ridotte queste Terme Alte: palazzi senza intonaco né sicurezza; saloni tutti “délabré”; infissi mancanti; cucine abbandonate; arredamenti accatastati alla rinfusa.

Si leggono ancora almeno tre diciture di quei tempi lontani: gli ingressi alle sorgenti Donzella e Marte e, sulla soglia di quella saletta, nota anche con il nome di Grottino Chinni (perché la copertura a volta dell’ambiente che ricorda una piccola grotta), la scritta «Sala Bibita». Ma non era un bar: le bibite erano le acque curative. L’interno è decorato con ceramiche dipinte coloratissime, anche con motivi geometrici; ci sono i nomi delle due polle del luogo: è un insieme che ha pochissimi eguali. Nel 2019 il sito è arrivato al terzo posto tra quelli «del cuore» del Fai, il Fondo ambiente italiano. Però, lo Stato e le soprintendenze non hanno mai pensato di recuperarlo.

Eppure Chini (1873-1956) è stato il più famoso in assoluto nel suo campo, e tra gli artisti decoratori del Liberty italiano: a Bangkok è perfino sua la sala del trono. E nella penisola vanta piccoli capolavori un po’ dappertutto: ha partecipato a quattro Biennali di Venezia e ha decorato gli impianti delle acque di Salsomaggiore (Parma) e Montecatini.


L’antico stabilimento termale di Porretta Terme (Bologna), risalente ai primi decenni dell’Ottocento, è visibilmente in sfacelo.
La piazzetta su cui si affaccia il complesso.