È il 1528, Francisco Pizarro, il famoso “conquistador” analfabeta, ha finalmente raggiunto l’attuale Perù e vede con i suoi occhi che la regione della quale gli spagnoli insediati a Panama hanno sentito parlare è veramente ricca. Con la nave guidata da Bartolomé Ruiz si limita a navigare lungo la costa per raccogliere informazioni, perché non ha ancora l’autorizzazione reale a conquistare le nuove terre e, soprattutto, perché dopo le grandi difficoltà incontrate fino ad allora non ha abbastanza uomini per ripetere quello che Cortés ha fatto in Messico. Gli indiani lo accolgono bene dato che la notizia che questi stranieri mai visti, bianchi e barbuti, si comportano correttamente e si limitano a scambiare piccoli oggetti si è diffusa rapidamente. Facendo tappa in una regione del Perù settentrionale abitata da popolazioni di lingua tallán, gli spagnoli vengono a sapere che quella regione è governata da una “capullana” (sovrana), che li invita a scendere a terra, promettendo di rifornirli di quanto necessitano. Pizarro la ringrazia ma fa subito partire la nave verso sud.
Al ritorno, l’invito si ripete e Pizarro fa scendere a terra quattro soldati, che sono trattati molto bene.
La “capullana”, tuttavia, ribadisce che vuole incontrare il loro comandante e si fa portare sulla nave spagnola. Qui, dopo uno scambio di convenevoli, dice chiaramente a Pizarro che «lui, essendo uomo e capitano, non deve rifiutarsi di scendere a terra», anche perché lei «essendo una donna ha osato salire sulla sua nave». Aggiunge, inoltre, che per la sicurezza di Pizarro è disposta «a lasciare sulla nave cinque nobili come ostaggi». A quel punto, Pizarro non ha scelta e accetta l’invito, dicendo che non vuole ostaggi. La mattina dopo, la nave è raggiunta da numerose balse che portano gli spagnoli a terra, dove sono ricevuti con grandi onori. L’incontro si conclude con un discorso di Pizarro che invita gli indiani a farsi cristiani e a sottomettersi a Carlo V. A riferire questi dettagli è Cieza de León, uno dei cronisti più attendibili, che, pur essendo arrivato in Perù alcuni anni dopo, cita i testimoni oculari degli eventi.
Il ruolo delle “capullanas”, inoltre, è confermato da altre fonti, che da un lato precisano che esse si sposavano con chi volevano e che, se non fossero state soddisfatte del marito, avrebbero potuto cacciarlo e prenderne un altro senza problemi e, dall’altro, riferiscono di una sostanziale parità tra uomini e donne nella gestione del potere e delle eredità.
