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Il corpo a corpo
di Rodin
Daniele Liberanome
Arcinoto, se non altro per il museo parigino, a lui dedicato, che richiama seicentomila visitatori all’anno, Auguste Rodin (1840-1917) è uno degli scultori più apprezzati dai collezionisti, anche se a fasi alterne. Del resto, ha tracciato un solco nella storia della scultura, insistendo sulla rappresentazione realistica del corpo, su soggetti originali, intimistici e lontani dallo stanco ripetere dei modelli antichi. Tutto ciò senza strappi, facendo leva sulla sua sopraffina tecnica di modellatore e ispirandosi al lavoro di Michelangelo, che studiò da vicino nel suo giovanile viaggio in Italia. La sua fama gli permise non solo di entrare in contatto con il gotha del mondo politico e artistico della sua Francia, ma anche di vivere una vita sentimentale quanto meno turbolenta senza essere messo all’indice. Era allora del tutto inconsueto avere un figlio fuori dal matrimonio e mantenere apertamente una doppia vita con la madre del bambino e con l’artista Camille Claudel, di venticinque anni più giovane di lui, che abbandonata poi dallo scultore rimase così turbata da passare il resto della vita in un manicomio.
Di fronte a opere come Iris, messaggera degli dèi, i contemporanei gridavano allo scandalo ma oggi i critici non possono che rimanere colpiti. La dea è infatti raffigurata sospesa fra cielo e terra, richiamando il mito che la vuole “trait d’union” fra il concreto e lo spirituale. La posizione è però scandalosa, con le gambe ben aperte e la vagina in vista come nell’Origine del mondo di Courbet, ed è priva di testa proprio per invitare il pubblico a guardare dove non si dovrebbe e a pensare come il piacere sessuale sia contemporaneamente quanto di più di carnale e di estatico esista. L’opera fa bella mostra di sé al Musée Rodin ma ne esistono copie disponibili sul mercato.
