AMBIENTI LUMINOSI

La ricerca e produzione artistica di Bruno Munari si inserisce in pieno nell’evoluzione del rapporto tra opera, movimento e spazio che si è sviluppato nel contesto delle avanguardie di inizio Novecento.

Munari persegue un duplice obiettivo: rendere dinamico l’astrattismo attraverso l’incorporazione strutturale del movimento, a partire dalla prima Macchina aerea (1930), e più sistematicamente con le Macchine inutili (dal 1932), tra i primi “mobiles” della storia dell’arte europea; e integrare il movimento con la costruzione di ambienti o “environments” come ulteriore esplorazione del rapporto fra oggetto, spazio e movimento, dove la dimensione partecipativa e immersiva svolge un ruolo costitutivo dell’opera. Tra le opere che hanno definito in maniera esemplare l’estetica di Bruno Munari vi sono le Macchine inutili, la serie dei Concavo-Convesso (dal 1947), le Proiezioni dirette (1950), le Proiezioni a fuoco continuo (1953) e le Proiezioni con filtro polarizzante (1956).

Le Macchine inutili sono composte da forme aeree, in cartoncino, legno, alluminio, plastica o altri materiali poveri e leggerissimi, collegate tra loro da un filo quasi invisibile e disposte in equilibrio nello spazio. La composizione risultante può essere interpretata come una pittura astratta, fluttuante nello spazio, che si modifica in funzione della dimensione temporale. Nelle installazioni di questi lavori è però necessario introdurre una o più fonti luminose, direzionate verso la macchina, affinché l’ombra più evanescente prodotta dal movimento di ogni singolo elemento guidi lo spettatore verso un mondo poetico di immagini astratte “riverberate”.


Macchina inutile (per Bill) (1953 / 1993).