L’architetto scelto da Fidia è Iktinos, noto anche per aver lavorato in altri cantieri: Telesterion a Eleusi (dove però aveva incontrato difficoltà con le potenti famiglie che gestivano il santuario) e tempio di Apollo a Bassae. Fidia e Iktinos lavorano in piena concordia, ed è certo che il primo abbia fornito al secondo numerosi suggerimenti.
Appoggiandosi solo in parte alle rovine dello Hekatompedon, Iktinos costruisce per il culto della Atena parthenos, usando il pregevole marmo pentelico, un tempio di ordine dorico di settanta metri per trenta. Otto colonne nel pronao, o parte anteriore, e nell’opistodomo, o parte posteriore; diciassette sui due lati lunghi.
Misure notevolissime e al tempo stesso armoniche, grazie a raffinati calcoli matematici, come il “magico” rapporto 9:4 che si stabilisce fra lati lunghi e lati brevi del basamento, fra larghezza e altezza dell’edificio, fra larghezza e lunghezza del pronao ecc. L’ampia cella interna è divisa in tre navate: in fondo a quella centrale sarà collocata la grande statua di Atena creata da Fidia, ma anche le sculture che decorano la parte esterna sono di livello altissimo. In parte si rispetta la distribuzione tradizionale, in cui le sculture stesse si collocano nei frontoni e – lungo i quattro lati – nel fregio che corre sopra l’architrave e (come di norma nei templi di ordine dorico) è articolato in metope e triglifi.
Ma non basta, qui si sfrutta anche uno spazio inconsueto, la parte alta delle pareti esterne della cella: è un fregio continuo, come sarà di norma nell’ordine ionico e in quello corinzio. Un precedente ad Atene è in un edificio dorico molto più piccolo (in compenso ottimamente conservato), il tempio di Efesto presso l’Agorà.