XX Secolo
MARIO GIACOMELLI

Il testamento
di una visione

UNA SUMMA DELLA SUA ARTE, LA CHIAVE DI LETTURA DEL SUO MODO DI VEDERE. COSÌ SI CONFIGURA QUESTO RICORDO LO VORREI RACCONTARE, LA SERIE REALIZZATA DA MARIO GIACOMELLI NEL 2000 PRIMA DELLA SUA SCOMPARSA. PARTIAMO DA QUI PER APPROFONDIRE CON UN'INTERVISTA ALLA NIPOTE KATIUSCIA BIONDI GIACOMELLI IL PROFILO DEL FOTOGRAFO MARCHIGIANO AL QUALE, CON UN ANNO DI ANTICIPO RISPETTO AL CENTENARIO DELLA NASCITA, È DEDICATA UNA MOSTRA AL MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA DI CINISELLO BALSAMO (MILANO).

Francesca Orsi

Questo ricordo lo vorrei raccontare è stata l’ultima serie prodotta da Mario Giacomelli, nel 2000, poco prima di morire. Proprio da qui sua nipote Katiuscia è voluta partire con un vasto programma teso a riscoprire l’autore marchigiano, in occasione, il prossimo anno, del centenario della sua nascita. Ad aprire la scena del lungo omaggio al fotografo di Senigallia (Ancona) la mostra al MUFOCO - Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), che porta lo stesso titolo dell’ultimo progetto del maestro, Questo ricordo lo vorrei raccontare, fino al 10 maggio, a cura di Katiuscia Biondi Giacomelli.

Abbiamo parlato dell’esposizione con Katiuscia, della sua progettualità e di come la serie sia stata la perfetta sintesi finale del pensiero di suo nonno.

La serie di Mario Giacomelli Questo ricordo lo vorrei raccontare, su cui si concentra la mostra al MUFOCO, la definisci come il suo testamento. Perché?

In quanto ultima serie della copiosa produzione fotografica di Mario Giacomelli, Questo ricordo lo vorrei raccontare è testamento della sua visione sulla fotografia nella misura in cui un artista, che non ha mai smesso di sperimentare e di interrogarsi sull’uomo, tira le somme di un discorso durato un’intera vita. In questa serie, più che mai, la sua poetica diventa esplicitamente introspettiva, un tuffo nelle profondità, un’arte che fa tutt’uno con la vita. Una fotografia che prende forma dal rituale che Giacomelli mette in atto per entrare dentro di sé in relazione al mondo, manifestandosi, dunque, nella sua performatività. Questa serie è una sorta di dichiarazione del suo concetto di “realtà”, inteso come qualcosa di non definibile oggettivamente, ma che vive delle sue metamorfosi: reale è ciò che lo spirito dell’osservatore vede. Per cui le immagini di Questo ricordo lo vorrei raccontare si manifestano come incisioni di sogni, apparizioni oniriche e ancestrali, di un mondo interiorizzato.

Iniziò a comporre la serie dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Quanto la tangibilità della sua malattia ha influito sulla sua realizzazione?

Sì, tornato a casa dopo l’operazione, iniziò a comporre la serie, pensata dal letto dell’ospedale, stampando immagini che aveva prodotto tre anni prima. Con Questo ricordo lo vorrei raccontare voleva dare forma alle sue visioni e lo fece producendo una serie che intitolò come una preghiera di un ricordo che lui avrebbe voluto raccontare. Il ricordo di essere vivo. Questa serie è un inno alla vita.


Tutte le fotografie di Mario Giacomelli pubblicate in questo articolo fanno parte della serie Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000), Archivio Giacomelli.