Grandi mostre. 3
CÉZANNE E RENOIR A MILANO

Il seme
della ribellione

CÉZANNE E RENOIR: DUE CARATTERI E DUE LINGUAGGI ARTISTICI DIVERSI E BEN RICONOSCIBILI. LO CONSTATIAMO GUARDANDO LE LORO OPERE: LE UNE SCOLPITE DA LINEE, FORME E VOLUMI; LE ALTRE DA UN EVIDENTE CLASSICISMO ESALTATO DAL COLORE. ENTRAMBE PERÒ FORTEMENTE INNOVATIVE E PUNTO DI RIFERIMENTO PER LE AVANGUARDIE DEL NOVECENTO.

VALERIA CALDELLI

La prima volta si incontrano a Parigi, giovanissimi, nel 1862. Cézanne ha ventitre anni, viene dalla Provenza, ha una ricca famiglia alle spalle e un padre che ostacola le sue aspirazioni artistiche perché lo vuole alla guida della banca da lui stesso fondata nel Sud della Francia. Renoir di anni ne ha ventuno, è nato nella numerosa e modesta famiglia di un sarto, abita già a Parigi e per vivere si adatta a decorare ventagli e tendaggi. Ma in entrambi esiste già, in nuce, il seme di quella ribellione artistica che ha preso il nome di impressionismo. Cézanne, dal carattere ombroso, si iscrive all’Académie Suisse ma si beffa dei canoni promossi dalla scuola ufficiale realizzando tele per niente classiche che gli valgono il sarcasmo dei suoi stessi compagni.

Il socievole Renoir si ritrova con Monet, Bazille e Sisley nell’atelier di Gleyre, ma sia l’uno che gli altri, indignati per il disprezzo del maestro nei confronti del paesaggio, abbandonano il suo laboratorio poco tempo dopo per andare a rincorrere la luce nelle campagne, dipingendo “en plein air”. Accomunati dal desiderio di fare piazza pulita dei soggetti religiosi e delle Veneri mitologiche che l’accademia imponeva loro, Cézanne e Renoir si incontrarono ancora negli anni Settanta e una sorta di sodalizio nacque tra loro soprattutto nel 1874, quando i dipinti di entrambi – come d’altronde quelli di tutti gli altri futuri impressionisti – vennero “respinti” al Salon provocando una vera e propria rivolta che si concluse con l’organizzazione della prima esposizione delle nuove avanguardie, ospitata nello studio del fotografo Nadar. Il dialogo tra i due uomini pur nelle loro differenze, sia artistiche che di personalità, continuò poi per tutta la vita. A questo “colloquio” Palazzo reale di Milano dedica una grande mostra in collaborazione con due prestigiosi musei parigini – il Musée d’Orsay e l’Orangerie – che custodiscono molte delle opere di entrambi gli artisti, provenienti in larga parte dalla collezione di Paul Guillaume, che fu uno dei loro mercanti più importanti.

Perché proprio Paul Guillaume, giovane autodidatta di umili origini, e sua moglie Domenica, tra i primi a riconoscere il genio di Cézanne e la maestria coloristica popolare di Renoir, aiuteranno l’uno e l’altro ad aprirsi un varco nel burrascoso mondo artistico parigino di fine Ottocento. «Da una parte la mostra celebra la nascita dell’impressionismo, ma dall’altra ci mostra come questa importante e amata corrente artistica non sia omogenea e come al suo interno si siano formate molte personalità che hanno riflettuto sulla storia dell’arte nell’intento di modificarne il linguaggio. Personalità che hanno raggiunto risultati diversi, poi ulteriormente sviluppati dando origine a nuove avanguardie», sottolinea Stefano Zuffi, curatore della mostra insieme a Cécile Girardeau.


Paul Cézanne, Il vaso blu (1889-1890), Parigi, Musée d'Orsay.