Grandi mostre. 7
MARCO POLO A VENEZIA

UN VIAGGIO
DA FAVOLA

PER OMAGGIARE MARCO POLO NEL SETTIMO CENTENARIO DELLA MORTE, LE SALE DI PALAZZO DUCALE OSPITANO UN GRANDE PROGETTO ESPOSITIVO CHE PERMETTE AL VISITATORE DI RIVIVERE L’ITINERARIO COMPIUTO DALL’ECCEZIONALE ESPLORATORE VENEZIANO.

LAURETTA COLONNELLI

Preparatevi a scoprire il favoloso viaggio di Marco Polo verso l’Estremo Oriente, iniziato a Venezia nel 1271, quando Marco aveva diciassette anni, e durato fino al 1295 quando, facendo ritorno insieme al padre e allo zio nella città natale, fu catturato dai genovesi e in prigione scrisse Il Milione, per ricordare quelle terre e quelle genti lontane e misteriose che aveva visto, i loro costumi, le loro religioni, «acciocché si potessero sapere le cose che sono per lo mondo».

Un viaggio nel viaggio è quanto propone la mostra allestita a Palazzo ducale, per celebrare l’italiano più noto e ammirato al mondo a settecento anni dalla morte, avvenuta il 9 gennaio 1324. Curata da Chiara Squarcina e Giovanni Curatola, I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento si inaugura il 6 aprile e resterà aperta fino al 29 settembre. Espone oltre trecento opere provenienti dalle collezioni veneziane, dalle più importanti istituzioni italiane ed europee, fino ai prestiti dei musei di Armenia, Cina, Qatar e Canada.

Per far rivivere ai visitatori le suggestioni che devono aver affascinato Marco nel suo itinerario, i curatori hanno disseminato per le dodici sale della mostra manoscritti, mappe, monete, stoffe, tappeti, lapislazzuli e giade, turchesi e diaspri, bottoni di ambra e «rubini balasci», come Polo chiamò le preziose pietre provenienti dalla regione afghana. E di porcellane blu e bianche fabbricate nella Cina meridionale. Marco le vide e fu il primo a chiamarle porcellane.

«Gli parve di poter stabilire una analogia fra la superficie naturalmente lucida e traslucida dell’esterno di certe conchiglie (i “cowries”, ossia cipree), usate anche come monete di scambio, con la lucentezza del vasellame. Le conchiglie, poi, sono caratterizzate da una lunga fenditura che al veneziano ha ricordato il sesso di una maialina: dunque, “porcella” », annota Curatola nel ricco catalogo dell’esposizione.


Leonardo Gavagnin, Il ritorno di Marco Polo (1848), Venezia, Venezia, Museo Correr.