IL MALE IN BOCCA
LA LUNGA STORIA DI UN’ICONOGRAFIA DIMENTICATA
Verso il 2014 Marco Bussagli fece una vera e propria scoperta, da autorevole storico dell’arte e iconologo qual è. A settembre di quell’anno l’editore Medusa dette alle stampe il suo I denti di Michelangelo. Un caso iconografico. Ne parlammo in questa rubrica: analizzando alcune opere di Michelangelo, lo studioso romano aveva notato una patologia nota ai medici, ma mai rilevata dagli storici dell’arte: il «mesiodens», ovvero il quinto incisivo, un trentatreesimo dente, in soprannumero, al centro dell’arcata dentaria superiore o inferiore o in entrambe, che è un’anomalia rispetto alla chiostra canonica dell’essere umano. Non si trattava di raffigurare semplicemente un’anomalia ma, come spiegò Bussagli, di attribuirle un significato simbolico: violenza, lussuria, bestialità caratterizzano alcune figure michelangiolesche, come la Sibilla delfica, facenti parte del mondo prima della rivelazione di Cristo. Da quel libro di centosettantacinque pagine l’autore è partito per una disamina assai più corposa e articolata, che analizza l’iconografia del dente “bastardo” dalla Grecia arcaica al Novecento. È il “male” in bocca, non solo fisico e non solo di Michelangelo, che con sottili ragionamenti e documenti illustra questo studio innovativo.
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