Camera con vista

ANATOMIA
DELL’INCERTEZZA

Luca Antoccia

Il cinema di Justine Trier è un poliedro dai molti e affilati spigoli. Alcuni personaggi e le loro reciproche proiezioni bastano in genere a questa emergente regista francese a far deflagrare collisioni, conflitti, giochi di specchi. In Sybille (2019) una psicanalista, che vuole in realtà tornare a scrivere un romanzo, conduce un gioco assai rischioso con la sua ultima paziente, attrice cinematografica, sovrapponendo arte e vita, finzione e realtà, simulazione e terapia. La protagonista è al centro di una trama di rapporti tra la sorella, il suo psicanalista, l’attrice, la regista e i relativi amanti.

Il recente Anatomia di una caduta, Palma d’oro a Cannes 2023, miglior film europeo agli European Film Awards 2023, nonché miglior film straniero per il National Board Review, risulta decisamente meno centrifugo e a tratti quasi claustrofobico. Le straordinarie location marine di Stromboli lasciano qui il posto al congelato paesaggio alpino vicino a Grenoble. La protagonista è sospettata di aver gettato dal balcone il marito con cui risulta aver da poco discusso per l’ennesima volta. Di nuovo è una scrittrice e il film si apre con una straniante intervista fatta a lei, nella sua casa, dalla giornalista sua ospite. L’intervista, tuttavia, non si compie per la musica assordante messa su dal marito. È l’incipit di un film condotto con sicurezza anche nei meandri del film processuale, ma soprattutto è un film che sfrutta al meglio le potenzialità degli attori, della sceneggiatura e di una scenografia costituita essenzialmente da una casa di montagna aguzza, che comunica non solo claustrofobia ma anche, coi suoi spigoli acuti, si fa metafora del cinema di Justine Trier e dei non facili rapporti tra la coppia e tra i due genitori e il figlio che ha perso quasi del tutto la vista. Come in Parasite, dove una casa era stata costruita apposta per il film, qui la casa enfatizza atmosfere e chiusure all’interno dell’inquadratura. In Anatomia di una caduta che rapidamente diventa un thriller giudiziario- metafisico su una inattingibile ricerca della verità, un ruolo decisivo lo giocano il bambino e l’assistente sociale preposta dal tribunale alla sua protezione. Tra i due si svolge il dialogo chiave alla vigilia del verdetto e tra le due sequenze madri. Entrambe vertono sul ricordo, uno un audio registrato su cellulare e rivissuto nel processo, e uno invece che si basa sulla ricostruzione delle parole del padre in auto al bambino. È davvero innocente la donna (magnificamente interpretata da Sandra Hüller)? Chi è la vittima e chi il carnefice in questa come in qualunque altra relazione? E infine: può esserci una verità psicologica differente da quella giudiziaria?


Un frame da Anatomia di una caduta (2023), di Justine Trier.