I turchi

Svanita da tempo la tempesta mongola, le notazioni orientali nell’arte italiana hanno un altro protagonista: il turco. I turchi erano già una potenza mediterranea alla fine del XIV secolo, poiché dominavano la Tracia, la Macedonia e altre regioni balcaniche. Poi essi divengono gli avversari maggiori della cristianità, quasi l’antitesi del mondo cristiano. Nell’arte il turco, per il suo strano aspetto, per la varietà e la ricchezza delle vesti, impersona agevolmente l’esotico e, più specificamente, l’Oriente (che ora diviene il Levante). Come il mongolo, anche il turco è il personaggio che la storia ha portato a contatto col nostro mondo, ma è conosciuto in modo più continuo e preciso, sicché, anche se suscita timore e orrore, rimane semplice personaggio storico privo di valori leggendari e fiabeschi.


Gentile Bellini, Ritratto di Maometto II (1485); Londra, National Gallery.

Il che non toglie che egli sia usato in maniera anacronistica, se non come volto, almeno come veste. I re magi di molti pittori, o di personaggi di altre storie (si pensi a quelle di San Giorgio del Carpaccio), indossano vesti “turchesche” a cominciare dagli enormi turbanti. Il Mantegna poi, nel già ricordato dipinto degli Uffizi, introduce perfino i giannizzeri (riconoscibili dai caratteristici copricapo quasi conici, alti e con la cima ripiegata), nel corteo dei re magi, nessuno dei quali ha volto turco. L’aspetto completo del “nemico” della cristianità compare invece in episodi storici o che rispecchiano una reale possibilità storica, come nel Riscatto dei prigionieri di Girolamo Genga (databile al 1509) e in altre opere del genere. D’altra parte, se il crudele e coltissimo Maometto II conquistatore di Costantinopoli si fa ritrarre da Gentile Bellini, e il Pinturicchio rappresenta con precisione Djem, personaggio di primo piano nel progetto di crociata di Pio II, questo significa che il turco è entrato nella nostra storia anche come essere umano nella sua piena individualità.


Pintoricchio, Pio II giunge ad Ancona per dare inizio alla crociata, (1502-1507); Siena, Duomo, Libreria Piccolomini.