L’intensificarsi degli scambi tra Europa e Asia
Abbiamo già parlato delle reazioni del mondo moghul di fronte alle stampe, alle illustrazioni, alle copie delle opere d’arte, soprattutto italiane. L’interesse che suscitano nei laboratori di corte è eccezionale.
Ma tanto nelle cosiddette Accademie (autentici vivai di artisti) quanto in questi laboratori (ove si preparavano le illustrazioni miniate delle opere preziose destinate alle biblioteche regali) l’interesse è passeggero. Tuttavia la “perla” dell’India, il Taˉ j Mahal di Agra, il più famoso capolavoro architettonico dell’intero subcontinente indiano, se non fu, come afferma l’agostiniano padre Sebastiano Manrique, opera del veneziano Geronimo Veroneo, di sicuro risente del suo genio. Gli effetti scenografici del Taˉ j si basano infatti su soluzioni presenti nelle ville venete.
A partire dagli inizi del XVI secolo e fino all’ultimo scorcio del XVIII, gli scambi fra Oriente e Occidente acquistano in volume per il continuo crescere degli interessi economici e politici. Inizialmente la direttrice di questi scambi culturali parte dall’Europa e va verso l’Asia, soprattutto nel campo della tecnologia militare (armi da fuoco in genere e artiglierie in particolare) e della medicina (integrata con quella locale). Poi si avranno onde di ritorno, ma tutte prodotte da scelte europee, anziché da spinte asiatiche.
Lo spirito che anima i rapporti fra i due mondi ora è ispirato all’idea di un’insanabile, accettata diversità che, col passare del tempo, diverrà discriminante in senso razzista. Le possibilità di comprensione reciproca vengono ulteriormente ridotte dal modificarsi del sentimento del sacro. La cristianità si fraziona e la Controriforma irrigidisce il dogmatismo cattolico. La religiosità asiatica va anch’essa in crisi. In India assume forme conflittuali assai dure (musulmani e indù) o altre sincretistiche, con l’effetto marginale di inaridire gli animi e di indurre una specie di indifferenza che attenua la vitalità delle fedi. In Cina il dilagare di forme superstiziose favorisce la “laicizzazione” del sacro (eliminando i problemi metafisici), oppure genera una tenacissima religiosità minore (molto superstiziosa) che soffoca letteralmente quella tradizionale.