Erodoto vive in un’epoca – quella di Pericle – nella quale Atene raggiunge il più alto livello culturale, tanto da riassumere in sé tutta la “grecità” classica. Da questa base – mentre politicamente e militarmente la Grecia si avvia verso l’irrimediabile e verso la splendida meteora di Alessandro il Macedone – Erodoto stabilisce e giudica le differenze sociali, morali e di comportamento rispetto all’Asia, dando vita a uno schema che resta quasi immutato nel corso dei secoli.
Le ragioni di questa diversità – che è addirittura una contrapposizione – sono state ricercate in varie direzioni. Il sistema “dispotico” dei regni e degli imperi asiatici si intreccia con la rilevante diversità degli atteggiamenti religiosi: l’indagine conoscitiva, che in Oriente è rivolta soprattutto all’interiorità dell’uomo, si rivolge in Occidente al mondo esterno e al cosmo.
La contrapposizione è già netta, ma si approfondisce ulteriormente per la diversità degli schemi di organizzazione sociale, del modo di produzione, dell’intero comportamento individuale e collettivo, che spesso urtava in maniera stridente con i princìpi fondamentali, di valore e di vita, dominanti nel mondo classico della “polis” greca e, più tardi, del “civis” romano. Quanto al fenomeno arte, l’orgoglio e la coscienza del “miracolo” greco relega a livello “barbarico” (cioè straniero, di basso valore) ogni altra produzione.