Dentro l'opera 

L’ARTE È SORELLANZA.
CREAZIONI E CREATURE AL FEMMINILETRA NATURA E RITO

Cristina Baldacci

Un primo piano su opere meno note dal secondo Novecento a oggi, per scoprirne il significato e l’unicità nel continuum della storia dell’arte: Chiara Camoni

La pratica di Chiara Camoni (Piacenza, 1974) inizia con il camminare al mattino presto nei boschi delle Alpi apuane attorno a Seravezza (Lucca), dove l’artista abita e raccoglie i materiali organici, tra cui fiori, erbe, legni, pietre e terricci, che poi usa per assemblare le sue sculture.

Sister (2022), figura-totem tra l’antropomorfo e lo zoomorfo, che si erge maestosa sorretta da un’anima di ferro, nasce proprio così, da un accumulo di fiori secchi, colorati e tenuti insieme dalla terracotta nera, trovati in natura. Parte dell’omonima serie che Camoni inaugura nel 2017, questa “sorella” ideale (e alquanto surrealista), dal corpo presumibilmente di donna, anche se è presente soltanto il mantello che lo cinge, e dal volto animale, con la testa tramutata in vaso per ospitare fiori freschi come un ciuffo di capelli, ci parla di metamorfosi della materia, miti e ritualità ancestrali, rivendicazione identitaria. Ma soprattutto di un fare artistico che, oltre a scegliere elementi “poveri”, racchiude in sé il sapere artigianale e guarda alla cultura popolare.

«Come artista donna, la mia identità nasce in modo archeologico, in un tempo e uno spazio lontano», ha dichiarato Camoni, ponendo l’accento sia sulla sua attività di “bricoleuse”, così come intesa dall’antropologia culturale (da Claude Lévi-Strauss a Tim Ingold), cioè del creare assemblando ciò che si trova; sia su influenze che le arrivano da un mondo arcaico e che definiscono la sua unicità come artista contemporanea.

Non per nulla, dopo l’Accademia di belle arti di Brera, dove si è diplomata nel 1999, è stata direttrice artistica dell’Istituto per la diffusione delle scienze naturali di Napoli e, successivamente, responsabile di una serie di incontri al Museo archeologico nazionale.

Un’altra caratteristica fondamentale del suo lavoro, che allude all’arte come sorellanza, è il fare insieme, pratica che Camoni avvia fin da subito, nel 2001, quando si mette a disegnare con la nonna quasi novantenne, mentre lei non ha ancora trent’anni. L’autorialità condivisa diventa così una costante e coinvolge prima altri membri della sua famiglia e poi principalmente le sue amiche, con cui organizza spesso workshop e seminari laboratoriali, dove vengono realizzati, tra gli altri, tessuti con motivi astratti oppure antropomorfi.

Così come nelle sculture e installazioni, oppure nelle ceramiche e terrecotte, a cui si dedica quotidianamente, anche negli oggetti tessili, che l’artista produce in condivisione, la natura è ancora una volta protagonista, poiché le stampe derivano dall’impressione diretta di piante e fiori su seta o cotone. Le immagini che nascono con questo processo sono per Camoni «l’emanazione di un luogo, di un paesaggio. Sono come degli spiritelli». Qualcosa di poetico e di magico allo stesso tempo.

L’arte “al femminile” di Camoni, tra incontro comunitario, versatilità materica e interesse processuale, trova una consonanza in artiste che, prima di lei, hanno segnato il corso, per dirla con Lea Vergine, dell’«altra metà dell’avanguardia», da Maria Lai e Marisa Merz a Laura Grisi.


Fino al 21 luglio l’opera è in mostra nella personale dell’artista Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse, curata da Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, alla Fondazione Pirelli HangarBicocca di Milano.
www.pirellihangarbicocca.com


Chiara Camoni, Sister (Capanna) (2022), particolare, ferro, terracotta nera, fiori freschi e fiori secchi, 220 x 140 x 150 cm.