Grandi mostre. 4
PRERAFFAELLITI A FORLÌ

UN CENACOLO
DI VISIONARI

RIBELLI E RIVOLUZIONARI, ESUBERANTI E DECISI A REINVENTARE L’ARTE. QUESTI I TRATTI PECULIARI DEI PRERAFFAELLITI CHE NELL’INTENTO DI SVECCHIARE LA PITTURA INGLESE, LEGATA A CANONI ACCADEMICI DA LORO RITENUTI ORMAI SUPERATI, GUARDANO AL FUTURO CON UN OCCHIO AL PASSATO, DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENTO.

LAURETTA COLONNELLI

Un giorno d’autunno del 1848, mentre in tutta Europa si accendevano i fuochi delle rivolte popolari, a Londra sette giovani artisti irrequieti e ambiziosi si riunirono in casa di John Everett Millais per esaminare un volume di Carlo Lasinio, stampe che riproducevano gli antichi affreschi del Camposanto di Pisa, attribuiti allora dallo studioso a Benozzo Gozzoli, Orcagna e Giotto.

Con Millais c’erano Dante Gabriel Rossetti e il fratello William Michael, William Holman Hunt e i meno noti Thomas Woolner, James Collinson e Frederick George Stephens. Affascinati dai «tratti ingenui di espressione sincera e spontanea grazia» che «avevano reso l’arte italiana così essenzialmente vigorosa e progressista», i sette decisero di fondare una confraternita, impostata secondo la pratica dei cenacoli sovversivi e massonici. Scopo: rinnovare la pittura inglese, che consideravano in declino a causa delle norme eccessivamente formali imposte dalla Royal Academy. La chiamarono Confraternita dei preraffaelliti, perché all’inizio rifiutavano anche le convenzioni della grande arte italiana rinascimentale, a cominciare da Raffaello, e volevano tornare alla purezza dell’arte medievale.

Più tardi avrebbero attinto con entusiasmo a una gamma più ampia di influenze, compresa quella dei grandi maestri del Rinascimento come Botticelli e Michelangelo, Veronese e Tiziano. E, guardando al passato, fondarono l’arte moderna. «Avevano la tempra dei ribelli: volevano la rivolta, e fecero la rivoluzione», avrebbe ricordato, cinquant’anni dopo, William Holman Hunt.

Andarono avanti per tre generazioni. La loro avventura viene ora ripercorsa nella ricchissima mostra Preraffaelliti. Rinascimento moderno, diretta da Gianfranco Brunelli, e curata da Cristina Acidini, Francesco Parisi, Elizabeth Prettejohn e Peter Trippi, con Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice. Sono oltre trecento le opere distribuite tra la chiesa di San Giacomo e le grandi sale della biblioteca nel convento di San Domenico, a Forlì: dipinti, sculture, disegni, stampe, fotografie, mobili, ceramiche, vetri, metalli, tessuti, medaglie, libri illustrati, manoscritti, gioielli. Arrivano da collezioni prestigiose e musei di tutto il mondo, dalle Gallerie degli Uffizi al British Museum, dalla Royal Academy of Arts alla Tate, dal Dahesh Museum of Art di New York al Fine Arts Museums di San Francisco, e molti altri.


Frederic Leighton, Ragazze greche che raccolgono ciottoli in riva al mare (1871).