Grandi mostre. 8
LA NATURA MORTA A MODENA

SPACCATI DI VITA

UN NUCLEO SIGNIFICATIVO DI OPERE DELLA NATURA MORTA EMILIANO-ROMAGNOLA DEL SEI E SETTECENTO CON MOTIVI FLOREALI, TAVOLE IMBANDITE, DESCHI FRUGALI, DISPENSE DOMESTICHE RACCONTA LO SVILUPPO DEL GENERE ARTISTICO NEL CORSO DEL TEMPO E NEI DIVERSI CONTESTI SOCIALI. APPROFONDIAMO QUI L’ARGOMENTO CON LA CURATRICE DEL PROGETTO ESPOSITIVO ALLA GALLERIA BPER BANCA.

LUCIA PERUZZI

La mostra L’incanto del vero. Frammenti di quotidiano nella natura morta tra Sei e Settecento è la nuova proposta espositiva della Galleria BPER Banca a Modena. Fiori variopinti, appena sbocciati o sull’orlo del disfacimento, vasellame ricercato e maioliche pregiate, dispense ricche di prelibatezze, mense aristocratiche piene di cibo elaborato si alternano a mense frugali e a sporte di cannarella di gusto feriale e domestico, spesso evocative di stenti e sacrifici: sono questi i temi affrontati nelle opere in mostra, ricollocati in una trama di lettura nella quale gli oggetti escono dalla loro dimensione meramente estetica e decorativa per ritrovare il senso del forte legame con lo scorrere della vita.

Il percorso espositivo si snoda intorno alla natura morta emiliano-romagnola tra Sei e Settecento, in uno stimolante dialogo di opere della Corporate Collection di BPER Banca con tele provenienti da istituzioni pubbliche e raccolte private. È una selezione che dà conto di come questo genere artistico, per sua natura chiamato al confronto col vero, assuma significati diversi a seconda dei contesti storici e sociali. Siamo accolti dalla Madonna della rosa di Michele Desubleo, dove la rosa e la passiflora sottendono contenuti simbolici. Giovanni Andrea Sirani con La terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano ci immerge nel mondo dei fiori raccontandoci dell’infatuazione per il tulipano che dall’Olanda dilaga in tutta Europa fino a diventare oggetto di scambio. Nel Seicento la pittura di fiori diviene una vera e propria moda: la vediamo incorniciare in forma di ghirlanda carica di molteplici significati un ritratto nella tela di Monsù Aurora o, in quella di Pier Francesco Cittadini, riempire i vasi di rose, narcisi, tulipani, camelie, fiori di campo e fiori da giardino, gli stessi che il pittore mette insieme nella Galleria di Bacco del Palazzo ducale di Sassuolo.

Suppellettili preziose e tavole imbandite con elaborate vivande, in linea con il gusto di corte, sono esibite nella seconda sezione dove un altro sontuoso dipinto di Cittadini evoca i banchetti barocchi che mettono in scena anche a tavola il gusto per il meraviglioso. Il reggiano Cristoforo Munari ci propone col suo raffinato pennello un ricercato repertorio di violini, spartiti musicali, bicchieri di vetro lavorato su alzatine d’argento, tazze cinesi, gustose ciambelle da abbinare a vino dolce o a cioccolato servito in appositi bricchi di rame. Attraverso la tela di Bartolomeo Passerotti, con lo straordinario primo piano del pane, della brocca e del bicchiere sulla tovaglia spiegazzata, siamo introdotti nella natura morta emiliana rustico-realistica. Protagonista è il Pittore di Rodolfo Lodi, ancora anonimo ma perfettamente riconoscibile per la sua poetica antibarocca. Le poche, umili cose, fermate in un realismo scabro ed essenziale, ci parlano dei ritmi lenti della cultura contadina padana. La stupefacente Natura morta con coppia di amanti dell’olandese Adriaen van Utrecht, che ci prospetta una situazione culturale e sociale del tutto diversa, squaderna una grandiosa composizione di cacciagione, frutta, verdura, dove anche il cibo, oltre alla scena di seduzione, funge da richiamo simbolico alla carnalità. È uno squarcio di vita aperto sullo spettacolare mercato che diventa documento della fioritura economica di Anversa, città natale dell’artista. Le opere che seguono ci guidano nelle dispense delle famiglie benestanti tra Sei e Settecento. Il pasto certo non parco, ma comunque di ingredienti semplici come il tacchino, la costata, il cavolo, pronti per essere cucinati da una massaia emiliana di Bartolomeo Arbotori si affianca a quello del napoletano Giuseppe Recco fatto di pesci e crostacei tipici di una città di mare, da bollire in scintillanti paioli d’ottone. Un secolo dopo il riminese Nicola Levoli propone pollame e cacciagione in tutta la loro fisica immanenza. Giovanni Rivalta appronta invece una mensa nel rispetto del precetto quaresimale, separando carne e frutta, cacciagione e verdura con il fiasco di vino dai pesci tipici dell’Adriatico insaporiti dalla cipolla e dall’aglio. Le sue cucine così essenziali, nella loro limpidezza quasi didascalica, riflettono una visione moderna ormai di stampo illuminista.


Adriaen van Utrecht, Natura morta di ortaggi, frutta e cacciagione con figure (Natura morta con coppia di amanti) (prima metà del XVII secolo), Modena, Collezione BPER Banca.