HOKUSAI,
IL GENIO DELL’UKIYO-E

«Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquanta pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant’anni non c’è nulla degno di considerazione.

A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor di più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria». Così scrive Katsushika Hokusai (1760-1849) di se stesso nel colophon al primo volume delle Cento vedute del monte Fuji, pubblicato nel 1834: raggiunti ormai i settantacinque anni, l’artista ripercorre così i momenti salienti della sua già lunga vita, esprimendo al contempo la volontà di continuare a ricercare attraverso il pennello e l’inchiostro la perfezione, la bellezza e la verità, i segreti della vita.

La produzione di Hokusai si può dire sterminata: dipinti, disegni, stampe sciolte, libri illustrati, in numero forse incalcolabile. Una sorta di frenesia simile a una fame insaziabile lo costrinse, fin da ragazzo, a non abbandonare praticamente mai il pennello e i colori.

Nato il 31 ottobre del 1760 nel quartiere di Honjoˉ (distretto di Katsushika, nome quest’ultimo con cui è anche noto Hokusai), a est del fiume Sumida nella capitale Edo, il suo nome di infanzia fu Tokitaroˉ .

Trascorse l’infanzia presso Nakajima Ise, pulitore di specchi al servizio dello shogun Tokugawa, ma riguardo ai suoi genitori naturali esistono a tutt’oggi delle incertezze.


Hokusai, Peonie e cardellino, dalla serie Piccoli fiori (1834); Boston, Museum of Fine Arts.