HIROSHIGE,
IL MAESTRO DEL PAESAGGIO

«Dietro di me, ad Edo, lascio il mio pennello. In cammino per un nuovo viaggio, ammirerò tutte le celebri vedute del Paradiso d’occidente».

In punto di morte, il sesto giorno del nono mese (12 ottobre) del 1858, Utagawa Hiroshige (1797- 1858) compose questi versi, nei quali è racchiusa, in estrema sintesi, tutta la poetica della sua vita artistica. Al tema del paesaggio, infatti, l’artista dedicò gran parte della sua carriera, pubblicando numerose composizioni di successo che ne decreteranno una fama imperitura, in Giappone e in Europa.

Hiroshige fu maestro nella resa di vedute in cui gli agenti atmosferici pervadono lo scenario, riuscendo – come nessun altro tra i protagonisti dell’Ukiyo-e – a costruire immagini in cui la mutevolezza delle stagioni della natura si impone. La sua arte è segnata da un grande sentimento poetico, dall’inimitabile capacità nel tratteggiare l’atmosfera di un luogo, di fermare quell’attimo, irripetibile, nel quale la natura manifesta tutta la propria essenza.

Le creazioni paesaggistiche di Hiroshige interpretano in maniera magistrale, attraverso un linguaggio figurato alla portata di un vasto pubblico, gli insegnamenti tradizionali dello shintoismo, la dottrina religiosa autoctona del Giappone, secondo la quale l’uomo, gli elementi della natura e perfino le divinità sono manifestazioni di un unico principio che, dividendosi, si trasfonde nel tutto e nell’uno con analoga intensità.


Hiroshige, Susaki e la piana di Juˉmantsubo presso Fukagawa, dalla serie Cento vedute celebri di Edo (1856-1858); New York, Metropolitan Museum of Art.