CELEBRAZIONI VASARIANE
UN TRIONFALE RITORNO ALLE ORIGINI
AREZZO. LA CITTÀ DI VASARI È IL GRANDE PROGETTO ESPOSITIVO E CULTURALE VOLTO A RENDERE OMAGGIO ALL'ARTISTA E STORIOGRAFO ARETINO, A QUATTROCENTOCINQUANT’ANNI DALLA MORTE
GIOVANNA FERRI
GIOVANNA FERRI
Storiografo, artista, cortigiano ma anche uomo dotato di un particolare fiuto e pragmatismo, Giorgio Vasari, che con la stesura delle Vite (1550, 1568) può essere ritenuto a buon diritto il primo storico dell’arte italiano, si è cimentato come ben sappiamo in varie discipline: dal disegno alla pittura, dall’incisione all’architettura, dalla scenografia alla letteratura, alla storia.
Primo artista del duca Cosimo I de’ Medici, dal 1537 al 1574, oggi Vasari (1511-1574) è omaggiato, a quattrocentocinquant’anni dalla morte, nella sua città natale, Arezzo, con un ampio progetto che abbiamo avuto il piacere di conoscere il 4 aprile scorso in occasione della conferenza stampa. Un programma articolato, promosso e organizzato dal Comune di Arezzo, Fondazione Cassa di risparmio di Firenze, Fondazione Guido d’Arezzo, in collaborazione con Direzione regionale musei della Toscana del Ministero della cultura, Gallerie degli Uffizi e sostenuto da un comitato scientifico coordinato da Carlo Sisi. Partner dell’evento alcune tra le più importanti istituzioni della città quali l’Archivio di Stato, la Diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, la Biblioteca, la Fraternita dei laici e Fondazione Arezzo Intour.
Come ha sottolineato Sisi: «Abbiamo intitolato l’iniziativa Arezzo. La città di Vasari perché l’idea è stata, innanzitutto, quella di dare organicità al progetto [a partire dal lavoro svolto dagli attori coinvolti]. La città è l’organismo urbano ma è anche l’organismo civile, l’organismo dei contatti. Un’affermazione di grande valore che ha permesso di far dialogare in modo naturale le diverse istituzioni, solitamente impegnate con non poca fatica nella gestione delle stesse». Un progetto organico, armonico a tutto tondo, una sorta di racconto corale (da maggio 2024 a febbraio 2025), declinato attraverso dieci mostre i cui titoli «sono una specie di elemento narrante, tutte frasi che vengono ricollegate alle pagine letterarie vasariane», continua Sisi.