Nelle versioni iconografiche in cui i vecchioni sono usciti allo scoperto è Susanna, consapevole di essere osservata, a coinvolgere lo spettatore con lo sguardo. Nella tela di Rembrandt del 1647, per esempio, Susanna è raffigurata con un’espressione sorpresa mentre cerca di coprirsi e sottrarsi al contatto fisico inaspettato. Un triangolo di luce colpisce il suo corpo candido che, emergendo dall’atmosfera crepuscolare della scena, diventa protagonista indiscusso.
Il punto di arrivo nella trasformazione erotica del tema biblico avviene con l’opera del 1850 di Hayez: i vecchioni scompaiono dalla finzione pittorica e lo spettatore ne assume il punto di vista e si sostituisce a loro. Susanna, di cui vediamo la schiena nuda e le morbide forme, ricambia lo sguardo senza ritrarsi, quasi lusingata di essere colta nella propria nudità. Questa donna al bagno, data l’assenza dei tradizionali elementi iconografici, potrebbe avere qualsiasi nome; il perdurare del riferimento a Susanna ha il compito, paradossalmente, di aumentare la carica erotica mediante la narrazione di un’intimità violata.

Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni (1649),  Brno, Moravská Galerie.
Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni (1649), Brno, Moravská Galerie.

L’occasione di riflettere sul tema da un punto di vista alternativo ci è offerta dai dipinti di Artemisia Gentileschi, le cui vicende personali hanno molto in comune con il racconto biblico. La pittrice riceve la prima formazione artistica dal padre, Orazio Gentileschi, il quale, poi, affida l’istruzione della figlia a un collega, il pittore Agostino Tassi. Siamo nel 1611 quando la giovane, ormai diciottenne, inizia a frequentare lo studio del maestro. Tassi è attratto dalla ragazza, tenta di sedurla ma viene respinto. Come i vecchioni, approfitta della solitudine di Artemisia per abusare sessualmente di lei promettendole, poi, un matrimonio riparatore. L’inganno del Tassi, che era già sposato, viene presto scoperto e Orazio lo denuncia. Ha inizio un processo che, per appurare la veridicità delle affermazioni, indaga il comportamento morale di Artemisia avvalendosi di testimonianze, visite ginecologiche in pubblico e torture. Il processo termina con la condanna all’esilio di Agostino Tassi.
I parallelismi tra le vicende delle due donne sono evidenti: gli uomini che avrebbero dovuto essere sagge guide si comportano in modo immorale e violento e i processi, nei modi o nelle sentenze, producono ulteriori ingiustizie.
Nelle quattro tele di Artemisia Gentileschi sul tema di Susanna e i vecchioni, prendendo in esame gli aspetti compositivi che mettono in luce le relazioni di potere tra i protagonisti, è possibile osservare un’evoluzione nella narrazione figurativa e, soprattutto, la conduzione del racconto attraverso un punto di vista che progressivamente si allontana dai risvolti erotici.

Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni (1622), Stamford, Burghley House Collections;
Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni (1622), Stamford, Burghley House Collections;