GRANDI MOSTRE 1

IL SIGNIFICATO E L’USO DELLA MASCHERA A MÄNTTÄ-VILPPULA (FINLANDIA)

SOLO UNA QUESTIONE DI FINZIONE?

QUALE RUOLO HA AVUTO LA MASCHERA IERI? E OGGI? CHE RELAZIONE C'È TRA MASCHERA, MASCHERAMENTO E IDENTITÀ? QUALE IDENTITÀ? A CHE SCOPO USARE LA MASCHERA? A QUESTI INTERROGATIVI RISPONDE L’ESPOSIZIONE AL MUSEO SERLACHIUS, QUI RACCONTATA DALLA CURATRICE, CON TESTIMONIANZE SIMBOLICHE, DAL PASSATO AI GIORNI NOSTRI.

Lorella Scacco

La mostra Maschere. Identità multiple dall’antichità all’arte contemporanea al museo d’arte Serlachius in Finlandia esplora i significati dell’impiego della maschera nella storia umana. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno infatti sentito il bisogno di nascondere temporaneamente la propria identità, o di cambiarla del tutto. I significati storico-culturali del mascheramento sono cambiati nel tempo in diverse parti del mondo, ed esso è ancora popolare oggi, con le piattaforme digitali che costantemente ri-modulano la nostra identità. Attraverso i nuovi media, il concetto di “identità” è diventato ancora più complesso, articolato e multiplo. Se l’identità era la nozione centrale del pensiero classico, da cui derivavano tutte le riflessioni sul sé e sull’universo, la videocamera e poi la tecnologia digitale hanno inaugurato sovversioni, ibridazioni e virtualità che hanno espanso ulteriormente il concetto di identità. Questo aspetto poliedrico generato dai nuovi media sull’identità è evidente nelle opere e nelle installazioni d’arte di Marita Liulia, Sami Lukkarinen e Agata Wieczorek.
La continua esplorazione da parte degli artisti di maschere e nuovi modelli di identità rivela un desiderio sotteso di comprendere se stessi e gli altri. Se alcune iniziali sperimentazioni sul travestimento possono essere viste attraverso le foto scattate da Pierre-Louis Pierson e George Hoyningen-Huene, più tardi le pratiche performative sono state determinanti nel coinvolgere direttamente il corpo del performer attraverso travestimenti messi in scena come eventi temporanei e/o documentati con fotografie e video. In questi casi, il corpo funziona come una maschera, uno strumento di trasformazione che porta a un cambiamento identitario attraverso il quale scoprire l’altro e l’altrove. Molti artisti, infatti, hanno scelto di plasmare la propria identità come se fosse materia da scolpire, attraverso il “tableau vivant”, da Claude Cahun e Luigi Ontani a Cindy Sherman, Gillian Wearing ed Elina Brotherus.
L’ideazione della mostra è dunque partita dall’indagine del ruolo della maschera intorno ai temi dell’identità e del travestimento, ma l’arrivo della pandemia mi ha indotto, come curatrice, a inserire anche quello della protezione. In anni recenti abbiamo infatti convissuto per mesi con le mascherine sanitarie per proteggerci dal Covid-19, diventando esse una sorta di protesi sul nostro viso, coprendo naso, bocca e mento.

Luigi Ontani, AtiV, maschera in legno pule realizzata in collaborazione con I. W. Sukaryr, Bali.
Luigi Ontani, AtiV, maschera in legno pule realizzata in collaborazione con I. W. Sukaryr, Bali.