Quest’ultima accoglie i visitatori nel “portego” al pianterreno che affaccia sul Canal Grande con un’installazione costituita da un’infilata di ventidue grandi tele in organza di seta ricamate a mano (tutte le opere della mostra sono state realizzate direttamente a mano dalle artiste), in sottofondo lo sciacquio del canale e quello di acque dell’Artico registrate in occasione di una residenza precedente. Thacker ci porta alla cultura indiana di provenienza (ha studiato tessitura a Mumbai), alla sua cosmologia che incrocia con lo studio della fisica quantistica (intreccio ardito). Ne risultano a volte ragnatele impalpabili, ectoplasmi di filo, macchie misteriose, altre volte combinazioni concrete di tele e oggetti.
Al piano nobile si trova la sua creazione site-specific: The World Soul: a Formless Spirit Became the Soul of Form.
Karine N’guyen Van Tham è interessata alla tessitura fin dai tempi della scuola. Le sue opere si intrecciano a quelle di Thacker e mostrano i molti modi in cui ha declinato questa sua passione: abiti e oggetti che crea e sui quali interviene con testi, odori, colori vegetali, inserti di varia natura, come le “scaglie” delle pigne. I suoi oggetti cercano un contatto che consenta una trasmissione di memorie, emozioni, sensazioni. Mantelli, copricapo, armature: forme e strutture di grande forza e “presenza” materica. I suoi lavori si configurano come vere e proprie sculture in tessuto.
Anche N’guyen Van Tham ha un’opera (tessile) site-specific, un grande trittico, À corps ouverts, la cui elaborazione accompagna tutto il periodo della mostra.
Un contenitore antico per due artiste con provenienze e visioni diverse, accomunate da una tecnica che ha consentito loro di riconnettersi in un profondo, comune equilibrio spirituale.