In effetti alcuni dei suoi più famosi cartelloni rappresentano almeno due piani significanti diversi che, messi l’uno vicino all’altro, ne producono un terzo che da loro differisce creando nuovi significati. È il caso, per esempio, di (1954), dove lo pneumatico cinturato dell’omonima marca è fuso con il corpo dell’animale, di cui si riconoscono solo le grandi orecchie, le zampe e le zanne. Messi insieme questi elementi evocano, in una sorta di “sillogismo” semplificato, che la forza e la longevità dell’elefante (la vita media è tra cinquanta e i settant’anni circa) sono trasferibili alle gomme pubblicizzate. Un qualcosa di analogo accade con la pubblicità della (1968), anche se qui il soggetto fa più leva sulle pulsioni erotiche. Cosa c’entra la bella ragazza bionda con il prodotto? Forse i suoi occhi chiari azzuro-verde fanno il paio con l’etichetta azzurra del nome? In realtà non sembra esserci alcuna relazione. Però il consumatore è attratto dalla figura femminile, gradevole come la birra fresca che le sta accanto. Alcuni personaggi di Testa sono entrati nell’immaginario collettivo come del caffè Paulista (1960-1966). Lo stesso artista spiega cosa lo ispirò nel realizzarli: «Partendo da un fregio rosso, giallo e nero, nato osservando scialli e tappeti sudamericani, creai un mondo di sapore folkloristico, vagamente brasiliano […]. Dal fregio nacque la confezione, furono caratterizzate tazzine e ombrelloni, si diede vita a un vero e proprio personaggio: il , concepito per vivere e muoversi nel cinema, con il suo cappello, i baffi, l’ampio sorriso […]. Con il passaggio in televisione e l’uso del bianco e nero nacque il Caballero misterioso a cui poi gli affiancai la bella Carmencita». C’è poi una miriade di altri personaggi, che tanti ricordano, per la Lines, il Pianeta Papalla per Philco, lo spot con l’uomo terrorizzato all’idea di ingrassare per olio Sasso. Negli anni Ottanta ecco una creatività nuova, non legata necessariamente alla dimensione pubblicitaria, ma a un proprio piacere onirico e surreale: è il caso del (1980), oppure di (1988), con una sardina su due ruote di pane, o (1986), composto da patate e da uno “stallone” fatto di fagiolini, o ancora (1978), una specie di Frau... ricoperta di prosciutto! Da non dimenticare, infine, come ricorda Elisabetta Barisoni, le sue campagne civili in difesa del divorzio (1970) o per Amnesty International (1987). Elefante Pirelli Peroni Nastro Azzurro Caballero e Carmencita Paulista Pippo ippopotamo tavolo di mortadella con delle scarpine Gita domenicale Stallone Sylvestre La poltrona Peroni Nastro Azzurro (1968). a cura di Gemma De Angelis Testa, Tim Marlow, Elisabetta Barisoni Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’arte moderna fino al 15 settembre orario 10-18, dal 1° maggio al 20 settembre il venerdì e il sabato 10-20 catalogo Silvana Editoriale Armando Testa www.capesaro.visitmuve.it