Come disse la scrittrice e giornalista statunitense Dorothy Parker : «They lived in squares, painted in circles and loved in triangles». In effetti, anche la vita di Vanessa Bell, a cui persino la BBC nel 2015 ha dedicato una miniserie televisiva di tre puntate, fu tanto complicata quanto anticonvenzionale. Sposata con il critico d’arte e letteratura Clive Bell, da cui ebbe due figli, fu brevemente attratta dal fascino di
Roger Fry, artista e critico, per poi legarsi al pittore Duncan Grant – padre della sua terza figlia – del quale dovette accettare le numerose relazioni omosessuali. Tutto, ovviamente, avvenne all’interno del gruppo. Ma in questo turbinio sentimentale fare arte restò sempre il suo fine principale e le numerose e reciproche influenze crearono linguaggi espressivi sempre più originali. In effetti, fu Roger Fry a scoprire i postimpressionisti e a introdurre la loro pittura nel circolo e in Inghilterra, grazie a due esposizioni, nel 1910 e nel 1912, quando, per la prima volta, opere, tra gli altri, di Gauguin, Van Gogh, Cézanne attraversarono l’oceano per raggiungere Londra dove, nonostante la disapprovazione generale, agirono da profondo stimolo per le avanguardie inglesi.
Quella della Courtauld è una piccola mostra che, attraverso la significativa collezione delle opere di Vanessa Bell custodite da questa istituzione londinese, ripercorre la carriera dell’artista, proponendo i suoi lavori di ispirazione postimpressionista, quelli astratti e la sua attività decorativa.
Fu la casa a rappresentare per lei il luogo della massima creatività e libertà personale, con tendaggi, cuscini, mobili da lei stessa ideati, ma i soggetti favoriti dei suoi quadri furono però i paesaggi e i ritratti. Ritratti che inseriva in ambientazioni moderne e piene di luce. Molti di questi sono dedicati all’amata sorella, la scrittrice Virginia Woolf,
di cui non ci restituisce mai i lineamenti, cercando invece, in quella semplificazione dei dettagli, di scovare la vera identità della sua vita interiore. Di sicuro fu Cézanne uno dei suoi artisti preferiti, tanto che sono in molti a vederne l’influenza in certe sue strutture geometriche o nella sua passione per i vasi di fiori, raffigurati in diverse opere. Gigli e iris, per esempio, è una di queste. Qui però emerge anche l’interesse di Vanessa Bell per la decorazione: la spalliera e le gambe della sedia, di un brillante colore verde, racchiudono disegni con foglie e fiori rossi. Stesso amore per i motivi floreali e per la ceramica in Natura morta davanti alla finestra, mentre in Adamo ed Eva appare forte il richiamo di Matisse e probabilmente anche la conoscenza dei Balletti russi che da Parigi erano arrivati anche a Londra.
Non c’è dubbio, comunque, che una delle opere più misteriose dell’artista, su cui la critica non cessa di interrogarsi, abbia come soggetto tre donne. Il titolo Una conversazione non svela però il significato del quadro, che continua a restare oscuro. Le protagoniste sono in profonda discussione e, a giudicare dai loro volti e dagli sguardi seri, sembrano quasi complottare tra loro. Bell ci ha lavorato per un periodo piuttosto lungo, e cominciò a dipingere la tela nel 1913, anno in cui visitò l’Italia centrale e certamente vide La flagellazione di Piero della Francesca nel Palazzo ducale di Urbino. Alcuni storici dell’arte hanno voluto vedere nelle tre figure femminili di Vanessa Bell una sorta di citazione delle tre figure in posizione laterale che nel quadro rinascimentale discutono tra loro. I commissari della Courtauld, dove il quadro è conservato con la sua cornice originale, sostengono invece che con questa opera l’artista volesse celebrare i valori dell’amicizia e sottolineare il dibattito che caratterizzava il Bloomsbury Group.
Fu, comunque, ancora Roger Fry a farle da guida nelle sue esperienze decorative. Lui, che voleva abbattere il confine tra le cosiddette “belle arti” e le arti applicate, nel 1913 fondò Omega Workshops insieme alla stessa Vanessa Bell, proprio per poter produrre oggetti decorativi come stoffe, tappeti, vestiti e ideare interni in cui riflettere le dinamiche moderne. Quelle forme e soprattutto quei colori squillanti scioccarono l’idea di eleganza propria della società inglese, ma certo furono anche un’opportunità di rinnovamento agli albori del XX secolo. In concomitanza con l’invenzione di Omega, troviamo anche quadri astratti a firma di Vanessa Bell, che però non vennero mai esposti e divennero semmai idee per decorare tessuti o tendaggi.
Fu poi a Charleston, nella campagna del Sussex, dove i vari componenti del Bloomsbury Group si trasferirono a poco a poco a partire dal 1916, che Vanessa dette libero sfogo alla sua attività decorativa, trasformando la casa di campagna e il suo giardino, oggi diventati museo, in una sorta di paradiso terrestre pieno di colori e di fiori. Qui vissero in armonia mariti, ex mariti, amici, amanti e figli almeno fino al 1961, anno di morte della Bell. Lei, tuttavia, nonostante la guerra, le bombe e i molti lutti che la colpirono, compresa la morte di un figlio e il suicidio della sorella Virginia, non cessò mai di dipingere autoritratti, ritratti, vasi di fiori, vedute paesaggistiche pur con una pennellata più timida e incerta. E resterà sempre seria, silenziosa, semplice, eppure così testarda e ribelle. «Vanessa», scrisse la sorella, «è una brocca d’oro colma fino all’orlo, che non trabocca mai».