GRANDI MOSTRE 7

MARY CASSATT A FILADELFIA

LA LIBERTÀ DI LAVORARE

CONTRO L’IDEA CHE DIPINGERE FOSSE GENIO E IMMAGINAZIONE, CONVINZIONE PREVALENTE NELL’OTTOCENTO, MARY CASSATT, ESPONENTE AMERICANA DI PUNTA DEL MOVIMENTO IMPRESSIONISTA, SVILUPPÒ LA PROFONDA CONSAPEVOLEZZA CHE ESSERE UNA PITTRICE RICHIEDESSE IMPEGNO E FATICA E CHE QUEL LAVORO, COME TUTTI GLI ALTRI, DOVESSE RAPPRESENTARE PER LE DONNE MOTIVO DI INDIPENDENZA E DIGNITÀ.

GIULIA PERIN

«Dubito che tu conosca lo sforzo che comporta dipingere! La concentrazione che richiede comporre il tuo dipinto, la difficoltà di mettere in posa i modelli, di scegliere la combinazione di colori, di esprimere il sentimento e raccontare la tua storia! Il provare e riprovare ancora e oh, i fallimenti, quando devi ricominciare tutto da capo. I lunghi mesi spesi in uno sforzo dopo l’altro, facendo uno schizzo dopo l’altro. Oh, mia cara, nessuno tranne quelli che hanno dipinto un quadro sanno quanto tempo e forza costi!».
Con queste parole la pittrice Mary Cassatt, nata in Pennsylvania il 22 maggio del 1844 e principale esponente americana del movimento impressionista, descrive in una lettera all’amica collezionista Louisine Havemeyer la sua visione del lavoro di pittrice.
Cassatt, enfatizzando i concetti di fatica e sforzo legati alla creazione artistica, prende le distanze dall’estetica di metà Ottocento per la quale il lavoro di un artista non deve essere manuale ma intellettuale e guidato dal genio e dall’immaginazione.
È proprio il concetto di lavoro nella sua vita e nella sua produzione il filo conduttore della grande esposizione dedicatale dal Philadelphia Museum of Art di Filadelfia (in corso fino all’8 settembre), con la presentazione al pubblico di opere della propria raccolta insieme a quelle provenienti dai più importanti musei americani e da collezioni
private.
Dopo la formazione presso la Pennsylvania Academy of Fine Arts, Mary Cassatt comprende di voler diventare una pittrice professionista e, fin da subito consapevole di dover raggiungere l’indipendenza economica per riuscirci, sceglie di lasciare gli Stati Uniti e di trasferirsi in Europa per continuare la sua formazione.
Parigi, centro nevralgico del mercato artistico del secondo Ottocento, è la sua prima meta, ma prima di sceglierla come città in cui vivere per un lungo periodo, si sposta in altre località francesi, in Italia, in Spagna, in Olanda e in Belgio, sempre guidata da un’insaziabile ricerca di stimoli creativi.
A distanza di alcuni decenni dall’inizio della carriera, continua a rivendicare la libertà di lavorare, battendosi quotidianamente per la difesa e il riconoscimento della propria attività di artista professionista ed evidenziando la distanza dall’amatorialità femminile nelle arti, dilagante in quegli anni.