IL GUSTO DELL’ARTE
Un frutto perfetto per la pizza
ALLA RICERCA DI PREPARAZIONI ALIMENTARI E PRODOTTI CHE TROVANO NELL’ARTE PUNTUALI RIFERIMENTI, AL DI LÀ DI EPOCHE, LUOGHI E TRADIZIONI: IL POMODORO
LUDOVICA SEBREGONDI
LUDOVICA SEBREGONDI
È sorprendente pensare che il pomodoro, alimento distintivo della cucina mediterranea nell’immaginario collettivo, sia entrato nell’uso comune europeo non in tempi immemorabili, considerando che è originario dell’America centrale e che fu introdotto solo a seguito delle conquiste spagnole e portoghesi. Ancora nel XVI e XVII secolo i pomodori (il plurale pomidoro è oggi raro) furono guardati con sospetto e ritenuti non commestibili o addirittura nocivi: bisogna aspettare il 1781 e il testo di Vincenzo Corrado Del cibo pitagorico per uso de’ nobili e de’ letterati, pubblicato a Napoli, perché venga sancito ufficialmente il loro uso come alimento. È questo il motivo per cui il pomodoro non compare nelle nature morte fino alla seconda metà del Settecento.
Esemplari “costoluti”, che sembrano dell’antica varietà Moya arrivata dalle Americhe nel 1519, sono appoggiati su un tavolo nella Natura morta con cetrioli, pomodori e stoviglie (1774) di Luis Egidio Meléndez, accompagnati da un ingrediente riprodotto in gran quantità (i cetrioli appunto) ancora oggi alla base di fresche preparazioni estive. Il dipinto fa infatti parte di una serie di quarantacinque tele che raffigurano la varietà degli alimenti spagnoli prodotti e consumati nelle diverse stagioni, una raccolta commissionata dal principe delle Asturie, futuro re Carlo IV, per essere esposta al Gabinetto di storia naturale di Madrid. Luis Meléndez, nato a Napoli nel 1716 e trasferitosi in Spagna dove morì nel 1780, è autore quasi esclusivamente di nature morte in cui ha rappresentato alimenti comuni accanto a oggetti di uso quotidiano, la cui fonte primaria di ispirazione è la grande tradizione secentesca spagnola.