Studi più recenti rivelano che spesso molti degli adulti e dei bambini ritratti dalla pittrice americana sono in realtà modelli pagati, senza alcun legame familiare con la modella adulta, magari bambini del quartiere in coppia con donne lavoratrici impiegate nella casa di Cassatt.
La scelta di titoli indicanti legami familiari tra i soggetti ritratti è da far risalire ad assegnazioni successive da parte di storici dell’arte e mercanti.
In queste scene, l’artista dà molta attenzione al lavoro delle donne, come in Giovane madre che cuce e alle attività dirette alla cura dei bambini come in Donna con un girasole (Lo specchio), Madre e
bambino con una sciarpa rosa e Bambino addormentato.
Cassatt riesce a cogliere con abilità le emozioni e i pensieri dei suoi modelli più giovani, persone a tutti gli effetti, e al tempo stesso la pazienza e la fatica degli adulti accanto a loro.
Mettendo in scena questo soggetto apparentemente naturale e senza tempo, la pittrice rende la cura dei bambini attraverso il suo stile artistico un argomento moderno e non trascurabile nell’analisi
delle attività lavorative femminili. «Quello che voglio è la libertà di lavorare», scriveva nel 1894 a Durand-Ruel e dall’inizio della sua carriera agli ultimi anni, sia nelle scelte di vita che in quelle artistiche, non rinuncia mai a tale priorità.
Dopo una mostra organizzata tra marzo e aprile del 1908 nella galleria di Vollard, la pittrice fa un ultimo viaggio in America per stare accanto all’amica Louisine Havemeyer da poco rimasta vedova. All’inizio del 1909 rientra a Parigi e negli anni che seguono fa dei viaggi per l’Europa, continuando però a mantenere come principale abitazione il castello a Beaufresne, luogo di ritrovo per amici e artisti. Risale al 1915 la grande mostra realizzata alla Galleria Knoedler di New York insieme a Louisine con l’obiettivo di raccogliere fondi per il movimento delle suffragette. Una delle opere esposte è Madre e bambino, definita da Havemeyer «la più accattivante e la più magistrale» delle ultime produzioni di Cassatt.
La vista abbandona progressivamente Mary causandole difficoltà nell’attività pittorica, senza però impedirle di continuare a esporre le sue opere.
«Dalla morte di mia madre, trent’anni fa, sono rimasta sola, portando avanti questo posto e lavorando alla mia arte [...]
sono una donna molto impegnata»(19), scrive nel 1925 a una cugina.
Il 14 giugno dell’anno seguente muore a Beaufresne all’età di ottantatré anni e il mondo dell’arte sconvolto e addolorato le dedica diverse mostre sia in America che a Parigi.
Artista capace di catturare nelle opere una profonda spiritualità moderna, Mary Cassatt rivendica il ruolo di pittrice professionista fin dall’inizio della sua attività, comprendendo immediatamente come il lavoro sia il primo passo di ogni donna per raggiungere l’indipendenza.
«Le donne devono essere qualcuno e non qualcosa», scrive a Sara Hallowell nel 1894, racchiudendo in una frase la potenza di un’esistenza nella quale la consapevolezza di sé e del proprio valore aprono la strada a generazioni future di artiste e di donne.