LUOGHI DA CONOSCERE FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA A VENEZIA Giovanna Ferri EPICENTRO DI MEMORIA Venezia, Zattere, 14 giugno 2024, Magazzino del sale. Siamo in una delle sedi della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, in compagnia del presidente Alfredo Bianchini, per conoscere da vicino la realtà dell ente nato non solo per preservare il patrimonio dell artista veneziano (1919-2006) che con le sue opere ha offerto un contributo fondamentale all arte moderna e contemporanea, nazionale e internazionale ma anche per essere viva testimonianza della sua ricerca, del suo lavoro. Entrando, siamo accolti in uno spazio che ci appare come un tempio, una cattedrale. La sacralità è palpabile e la storia ci avvolge. La struttura quattrocentesca del Magazzino è rimasta intatta. In un atmosfera quasi sospesa, nel silenzio, iniziamo la nostra intervista con il presidente, legato a Vedova da una profonda amicizia. Quando ha conosciuto Emilio Vedova? Nel 1966, quando ero un giovanissimo avvocato in un grande studio veneziano. All epoca la Rai stava sperimentando delle trasmissioni d arte a colori nelle quali, tra gli altri, era stato coinvolto Vedova. Le riprese realizzate a Venezia per filmare lo studio e la casa dell artista non convinsero, però, né lui né la moglie, Annabianca Manni. Entrambi decisero, quindi, di bloccare tutto e di rivolgersi a uno studio legale, proprio quello dove io lavoravo. Mi assunsi la responsabilità del caso, visto che il titolare non condivideva né l arte né le idee politiche di Vedova (dichiaratamente di sinistra). Feci un ricorso d urgenza contro la Rai, mostro imbattibile nel 1966, vinsi e la trasmissione fu sospesa. Da quel momento Emilio e io siamo diventati amici. E quando ebbe l idea, con Annabianca, di costituire la Fondazione volle che fossi designato come presidente. Che cosa l ha colpita dell artista? Vedova è sempre stato originale ma non per esibizionismo. Nel suo diario racconta che andava in piazza San Marco a pulire i pennelli dei pittori. Poi chiedeva loro che gli fossero dati, insieme a dei colori, quelli che non usavano più. Suo padre era imbianchino ( dipintore ). Andava spesso nelle chiese e nella Scuola grande di San Rocco; negli anni Trenta ebbe un grande incontro con Tintoretto. Era un uomo di notevole intelligenza, aveva un ampia cultura, disegnava in modo fantastico anche se lasciò presto il figurativo. Negli anni Cinquanta, poi, abbandonò anche il geometrico per dedicarsi all Informale. Fu cruciale per lui l incontro con Annabianca, donna molto colta. Avevano un rapporto simbiotico. Quando nel 2006 lei si ammalò e fu ricoverata in ospedale (morì a fine settembre), Emilio non dormiva più nella loro stanza matrimoniale. Ci tornò la sera in cui, nel sonno, venne a mancare. Era il 25 ottobre dello stesso anno. Antifascista, Vedova ha partecipato tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza, nel 1946 è tra i firmatari del manifesto Oltre Guernica (per un arte impegnata politicamente), e nel medesimo anno è tra i fondatori della Nuova secessione poi Fronte nuovo delle arti (movimento di rinnovamento e affermazione di codici estetici diversi). Esperienze che hanno segnato il cammino dell artista? 30 Aurelio Amendola, Emilio Vedova davanti alla breccia Non dove 1985/1988 - IV (op. 7 - op. 8) (1988).