La tela di Monte Berico non è l’unico frutto della relazione tra Paolo Veronese e Vicenza. Il giovane artista giunse in città per rispondere all’incarico affidatogli da Iseppo da Porto: si trattava di decorare alcune sale del palazzo di famiglia progettato da Andrea Palladio. Gli affreschi purtroppo non esistono più, ma a Firenze e a Baltimora si conservano i due ritratti di Iseppo e della moglie Livia Thiene con i due figli che sono tornati nella città berica in occasione della mostra La fabbrica del Rinascimento alla Basilica palladiana (2021-2022). A Vicenza si possono però ammirare altre due opere di Veronese. La prima è la Madonna col Bambino, una santa martire e Pietro (1555-1560), custodita nel Museo civico di palazzo Chiericati dal 1826 e ritenuta uno degli esempi più belli della prima maturità dell’artista. La storia antica di questo dipinto è sconosciuta, e le prime notizie che lo riguardano risalgono al 1754. Se l’impostazione è debitrice dello stile di Parmigianino, la cromia chiara e solare e le vibrazioni luminose, che animano le superfici e i panneggi, sono proprie di Caliari. La seconda opera si trova nella chiesa di Santa Corona, dove peraltro si conserva anche il magnifico Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini, restaurato. Veronese dipinse la pala con l’Adorazione dei magi tra 1573 e 1575 per l’altare della cappella Cogli, raffigurando la Sacra famiglia accolta in una capanna appoggiata a un’imponente architettura classica. Stoffe preziose vestono i magi e gli altri personaggi e rimandano alla professione del committente, il mercante di tessuti Marcantonio Cogollo, tradizionalmente riconosciuto nell’anziano che sta alle spalle del re moro. Anche questa pala fu requisita durante le soppressioni napoleoniche, per essere poi restituita e collocata nel 1860 presso un altro altare di Santa Corona. UNA “LIAISON” DI LUNGA DURATA Adorazione dei magi (1573-1575), Vicenza, chiesa di Santa Corona; Madonna col Bambino, una santa martire e Pietro (1555-1560), Vicenza, Museo civico di palazzo Chiericati.