Torna a brillare dopo un pluriennale restauro il fonte battesimale del duomo di Siena, capolavoro del Rinascimento, con bronzi di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia, Giovanni di Turino
Federico D. Giannini
Splendono di nuovo i bronzi di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia, Giovanni di Turino. Le formelle che decorano il fonte battesimale del duomo di Siena ritrovano le loro dorature, tre anni dopo l’avvio del restauro che ha riconsegnato ai senesi e al mondo una delle maggiori opere del Quattrocento, uno dei capisaldi del Rinascimento italiano. Un intervento, quello eseguito dal personale dell’Opificio delle pietre dure di Firenze e dell’Opera del duomo di Siena, che è partito a febbraio 2021 per ovviare alla situazione precaria in cui si trovava l’opera: pesanti offuscamenti coprivano le dorature delle scene bronzee dei grandi del Quattrocento, alterazioni cromatiche e degrado dei materiali avevano sfigurato i marmi, e poi sulle superfici graffi, abrasioni, problemi legati allo stato dei materiali. Il restauro non era più rimandabile. Le formelle e le statue di Virtù in bronzo sono state subito smontate e sottoposte a trattamento, non prima delle dovute indagini diagnostiche per valutare lo stato di conservazione: indagini che, peraltro, hanno consentito di acquisire nuove conoscenze sulle tecniche adoperate dagli artisti (Giovanni di Turino, per esempio, aveva realizzato le sue scene assemblando con maestria diverse parti fuse separatamente, mentre Donatello, nel celeberrimo Banchetto di Erode, uno dei testi fondanti del Rinascimento italiano, aveva inserito dei tiranti in aggetto per accentuare il senso di profondità della scena). I pannelli sono stati quindi spolverati, sottoposti ad accurati lavaggi e ablazioni, seguiti poi da rifiniture nelle parti minute, e interventi finali di protezione. La pulitura ha riguardato, ovviamente, anche le parti in marmo. Per il rimontaggio sono stati poi realizzati nuovi giunti per fissare in maniera adeguata formelle ed elementi architettonici. E una volta rimontato il tutto, i restauratori hanno eseguito ulteriori operazioni di rifinitura e protezione. Non è stato un lavoro semplice, data anche la complessità di un’opera che integra diversi materiali (il marmo, il bronzo, il rame smaltato), anche se l’Opificio ha cercato di minimizzare l’impatto sul pubblico: il lavoro di risanamento sugli elementi lapidei è stato condotto in loco, mentre gli interventi sulle formelle sono stati eseguiti nella sede fiorentina del settore Restauro bronzi e materiali lapidei dello stesso istituto, ma appena una formella era terminata, veniva subito riconsegnata all’Opera del duomo affinché venisse esposta. Per complessità e importanza dell’opera, quello del fonte battesimale del duomo di Siena è stato uno dei restauri più rilevanti degli ultimi anni in Italia. Il lavoro però non è finito: servirà monitorare e controllare costantemente l’ambiente in cui si trova per garantire che il fonte su cui hanno lavorato i più grandi del XV secolo continui a mostrarsi a pubblico e fedeli, e affinché per lungo tempo si possa continuare ad ammirare questo sontuoso lavoro corale nelle migliori condizioni di leggibilità.
Il fonte battesimale del duomo di Siena dopo il restauro; l’opera, realizzata nel XV secolo, è decorata con formelle in bronzo di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia e Giovanni di Turino.