GRANDI MOSTRE 4

IL TEATRO DALL’ANTICHITÀ A OGGI A ROMA

È IL CASO DI FARNE UN DRAMMA

UN’IMMERSIONE NEL MONDO DEL TEATRO, DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI, È IL PERCORSO ESPOSITIVO PROPOSTO AL MUSEO DELL’ARA PACIS: UN VIAGGIO NEL TEMPO TRA ATTORI, DANZATORI, MUSICISTI, EQUILIBRISTI, GIOCOLIERI, CANTANTI, CONTORSIONISTI.

LAURETTA COLONNELLI

Accadde, in tempi lontanissimi, che tutti i maschi di Atene fossero colpiti da una malattia incurabile. La chiamarono satiriasi, o priapismo. Era il contrario dell’impotenza.
A rendere gli ateniesi itifallici fino all’esasperazione era stato Dioniso, irato perché non avevano accolto degnamente il suo culto. E soltanto Dioniso poteva farli guarire. Attraverso gli oracoli, ordinò che fossero costruiti privatamente e pubblicamente dei “phalloi” in suo onore e fossero portati in processione per placare la sua ira. Aristotele e il grammatico Semos di Delo ci informano che, durante il trasporto del simulacro, il coro dei “phallophorai” intonava i “phallikà”, canti caratterizzati da scherzi e oscenità.
Dice Aristotele che nacque così la commedia: dal “kòmos”, il corteo dei fedeli di Dioniso che, ebbri e forse in maschera, lo celebravano con canti, musica e danza mentre seguivano il grande fallo ligneo portato su un carro, scambiandosi salaci battute. Anche la tragedia sarebbe nata dal ditirambo, il canto in onore di Dioniso avviato da una voce solista alla quale rispondeva il coro, composto da attori vestiti da satiri.
E proprio con le scene di “phallophoria” dipinte su una coppa a figure nere di produzione attica, risalente al VI secolo a.C. e proveniente dal Museo archeologico nazionale di Firenze, si apre la mostra Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma, allestita al Museo dell’Ara Pacis, dove resterà fino al 3 novembre. Su ciascun lato della coppa è raffigurata una processione con sei trasportatori piegati sotto il peso di un gigantesco simulacro fallico, che si erge obliquamente, con il tronco cosparso di occhi, e la punta a forma di testa equina.