A Pisogne si consolida il carattere rustico e teatrale di Romanino, che torna come non mai a calcare sul “fare in grande” di Pordenone: in questa chiave va letta la citata Crocifissione, inconcepibile senza avere in mente la stessa scena affrescata dal friulano nella controfacciata del duomo di Cremona. Senonché Girolamo ingolfa ancora di più la composizione, riempiendola di figure in abiti contemporanei, mastodontiche e sgraziate, squisitamente popolari nelle accensioni dei volti, e mosse da un irrefrenabile dinamismo che sfocia negli ipertrofici nudi serpentinati dei crocifissi.
Sono le stesse caratteristiche che connotano il Cristo della Resurrezione, un dipinto che, se paragonato al Risorto della pala di Capriolo, restituisce con palese evidenza non solo il balzo monumentale compiuto da Romanino, ma anche la sua emancipazione sul piano luministico-cromatico rispetto all’ascendente di Tiziano, ora che le atmosfere calde e incendiate del cadorino sono sostituite da una luce più fredda, assestata su toni del bianco, dell’argento, del giallo-ocra.
La seconda tappa camuna si svolge nella chiesa di Sant’Antonio a Breno, nella quale Romanino dipinge le tre pareti del presbiterio. La decorazione è concepita a completamento degli affreschi della volta, eseguiti negli anni Ottanta del Quattrocento da Giovan Pietro da Cemmo, e si sviluppa attorno all’ancona raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Antonio abate, Siro, Sebastiano e Rocco di Callisto Piazza. L’interpretazione iconografica del ciclo è quanto mai dibattuta e ostacolata dalle vistose lacune che interessano le pareti affrescate: l’ipotesi più condivisibile è che debba essere ricondotta ad alcuni episodi desunti dal libro di Daniele, come confermerebbe l’unica scena riconoscibile con certezza, il Miracolo dei tre giovani nella fornace. La vicenda narra di tre giovani giudei che, rifiutatisi di adorare una statua d’oro eretta dal re babilonese Nabucodonosor, sono condannati a essere gettati in una fornace. Miracolosamente, però, le fiamme colpiscono i soldati del sovrano lasciando indenni i giovani.

Crocifissione (1534-1535 circa); Pisogne (Brescia), Santa Maria della Neve.
Crocifissione (1534-1535 circa); Pisogne (Brescia), Santa Maria della Neve.