Siamo a un possibile incontro con Monet, il giovane neofita si scopre anche lui innamorato di fiumi, stagni, placide o appena mosse visioni di acque stagnanti? Non è così, a ciascuno il suo. Se entrambi gli artisti amano salire su canotti e barche da diporto, i rispettivi intenti si divaricano, Monet anche in queste occasioni si affretta a nascondere lo strumento artificiale di cui fa uso, il suo desiderio è di affrontare con lo sguardo le acque, accarezzarle sul pelo, coglierne i brividi di superficie. Anche Caillebotte non esita a impegnarsi su uno scenario acquatico, ma a bordo di un vistoso mezzo di trasporto, si veda per esempio Canottiere col cappello a cilindro, forse è lui stesso, o il fratello, o un qualche amico, fatto sta che il vogatore domina la scena, allarga le braccia in un gesto ampio, inclusivo, colto con un incalzante primo piano che spinge inesorabilmente ai lati qualche tratto residuo di specchio d’acqua.

