LE NATURE MORTE

Viene poi il capitolo delle nature morte, che non possono certo mancare nel lungo percorso che va dal realismo ottocentesco fino al suo punto d’arrivo nell’impressionismo.

Ma anche in questo ambito Caillebotte riesce a piazzare le sue zampate geniali, come nel caso delle ostriche. Si potrebbe obiettare che questo è un tema in cui appare assai difficile sottrarsi all’informe della natura, trattandosi di molluschi quanto mai viscidi, di una quasi ripugnante morbidezza. Ma intanto, adeguandosi ai riti della ristorazione, il nostro pittore ce li presenta serviti su un vassoio che riesce ad allinearli in bell’ordine, a dar loro una regia quasi geometrica, rispetto a cui, beninteso, contrasta proprio la ripugnante mollezza propria di quel cibo, pur tanto ghiotto. E così via, in questa breve serie di nature morte, ma sorprese nelle mense di ristoranti “come si deve”, siamo a un’abile regia tra ordine e disordine. Ci può essere una pila di piatti torreggianti ai lati di una mensa, col loro modulo di incombente geometria, pronti a imporla a un cibo che pure per parte sua sarebbe riluttante a quell’imposizione. Se ci rivolgiamo a Frutta esposta su un banco, questa regia a sensi alterni tocca una punta di eccellenza, sembra quasi che Caillebotte abbia presagito le esposizioni che si ammirano nei nostri supermercati, dove le varie derrate sono presentate nei relativi contenitori, vasche, cassette, disposte in bella posa come allettante invito al consumismo. Un artista pop dei nostri giorni avrebbe potuto ispirarsi a questa soluzione e offrirne una convincente variante, sempre a proposito di una possibile posterità da riconoscersi al nostro artista, oltre le rive ufficiali della stagione impressionista. Naturalmente la disponibilità merceologica di Caillebotte è totale, e quindi questo affidarsi a un’esposizione ben gestita non si limita solo a frutti e ortaggi, come nella tela appena ricordata, ma va a investire anche gli animali, in Natura morta: polli e selvaggina in mostra, con una sfilata di panciuti tacchini e di conigli pendenti in verticale. Al solito, siamo a una ben calcolata diarchia tra l’ordine dell’esposizione e il carattere selvaggio, peloso, quasi ripugnante della merce offerta.