mazzocchi vorrebbe dare più spazio alla moda, egli invece all’arte - fonda “Stile” con l’editore Aldo Garzanti (“Lo stile nella casa e nell’arredamento”, recita inizialmente il titolo). Lo concepisce come un laboratorio sperimentale aperto a molte collaborazioni, come un diario personale che egli firma con una serie di pseudonimi (Archias, Artifex, Miros, Serangelo, Tipus), come un campo delle sue lotte, un ricettacolo delle sue riflessioni, un banco di prova delle sue iniziative. Il titolo “Stile” si riferisce a un “modo di essere”, risultato di una cultura che abbia assimilato tutto ciò che è nuovo nell’arte, nell’artigianato, nella scienza, nell’industria, nella tecnica, nel costume, nella moda e che diventi consapevole impegno di una comunità.
La rivista, in cui esordisce la figlia Lisa, è un campo aperto al mondo che ricerca e sperimenta, è, come lei lo definisce, un disordine vivente, una piazza affollatissima nella quale giungono tutti, non soltanto le firme note (Moravia, Malaparte, Porzio, Irene Brin), non soltanto pittori come De Chirico, Campigli, De Pisis, Guttuso, scultori come Martini, poeti come Sinisgalli, architetti come Gardella, De Carli, B.B.P.R., Albini, Ridolfi, ma anche scrittori sconosciuti che pubblicano i loro racconti, versi, testimonianze, diari, oltre a fotografi e artisti esordienti che presentano le loro opere. Ponti pubblica i loro progetti realizzati, corredati da testi esaustivi, veri studi approfonditi, in cui vi è sempre una nota di approvazione e di lode: «Mi si rimprovera un troppo facile ottimismo laudativo […]», scrive, «ma sono contento di ricevere questo rimprovero piuttosto che quello opposto: dell’astioso pessimismo o dell’ingeneroso giudizio, o peggio del giudizio settario, che ho in orrore [...] Le idee altrui quando discuto, mi seducono sempre, hanno su di me un’attrattiva dialettica grandissima»(22). Però, aggiunge, ripetendo una frase di sua nonna, «i domà coi stüpid hoo mai foa la pas» (soltanto con gli stupidi non mi sono mai inteso)(23).

